Rovine di Jumba La Mtwana


Rovine di Jumba La Mtwana
Rovine di Jumba La Mtwana

Le Rovine di Jumba La Mtwana.

 

                                      Le Rovine di Jumba La Mtwana sono i resti di strutture storiche e reperti archeologici sulla costa del Kenya nell'Oceano Indiano, a Mtwapa Creek, 1000 metri a nord della foce del torrente che porta lo stesso nome, nella Contea di Kilifi, a poco meno di 13 miglia a nord di Mombasa. Risale al XIV secolo. Le sue caratteristiche includono una moschea sul mare.
Si tratta di uno dei pochi interessanti siti archeologici storici di questa zona, insieme con le rovine di Gedi, tra Watamu e Malindi, e quelle di Mnarani, sul Creek di Kilifi.
Le rovine sono tutto ciò che rimane della cittadina storica Swahili costruita verso il 1350 e misteriosamente abbandonata circa 500 anni fa. Si chiamava "Jumba La Mtwana".
Il nome significa letteralmente "la grande casa dello schiavo". dove "jumba" in kiswahili significa "casa" e "mtwana" sta per "schiavi". Il sito si estende lungo la riva del torrente Mtwapa per una lunghezza di circa 300 metri e 250 metri nell'entroterra.

La storia del luogo si basa sullo scavo fatto dall'archeologo James Kirkman iniziato nel 1972 e dieci anni dopo fu riconosciuto Monumento Nazionale. Secondo il sito web dei Musei nazionali del Kenya, non ci sono documenti storici scritti della città, la datazione si basa sulla presenza di alcuni pezzi di porcellana antica blu e bianca con celadon di Lung-ch'uan (antico tipo di smalto cinese con tonalità pallida blu-verde) e sull'assenza di eventuali articoli cinesi successivi.
Le prove trovate nella metropoli rurale indicano che era più che un sito residenziale perché è evidente che si sono svolte attività commerciali. Gli abitanti avrebbero potuto preferire il posto per la disponibilità di acqua dolce, dell'esposizione alle brezze del Nord Est e del Sud Est e della mancanza di un porto, il che significava che le navi nemiche non potevano attraccare, una posizione strategica per evitare un attacco dal mare.
Qui, a differenza di altri attracchi della costa swahili della stessa epoca, e nonostante il nome ("la grande casa dello schiavo") non c'era una feroce tratta dei locali, ma gli schiavi venivano trattati in maniera dignitosa. Nonostante la vicinanza con Mombasa, più volte saccheggiata, conquistata e persa dalle popolazioni locali, Jumba La Mtwana ha resistito per ben 4 secoli e ha avuto una sua fisionomia che la differenzia da altri stanziamenti simili.
Innanzitutto le case, quasi delle "villette a schiera", tutte uguali e con eguali spazi interni ed esterni, una sola moschea sulla riva del mare e solo un paio di palazzi più ricchi e grandi degli altri.
Si possono quindi solo indovinare le ragioni della sua eventuale diserzione, vale a dire l'interruzione degli scambi, l'invasione ostile o un guasto nell'approvvigionamento idrico, supposizioni che necessitano di ulteriori ricerche circa le reali motivazioni dell'evacuazione della popolazione.

Jumba la Mtwana è un'antica città di pietra incastonata tra alberi ombrosi, la cui antica gloria è stata catturata tra le rovine che si trovano in una foresta di baobab che si affaccia su una spiaggia desolata. Mentre la maggior parte delle strutture sono state perse nel tempo, all'interno di quest'area sono sopravvissute quattro moschee, tombe e quattro case in condizioni riconoscibili. Gli abitanti di questa città erano principalmente musulmani, come testimoniano numerose moschee in rovina. Si possono infatti ancora ammirare le rovine della Grande Moschea che si affacciano sull'Oceano Indiano, e case, come la Casa del cilindro, la Casa della cucina, la Casa delle molte porte.
Si ritiene che la "House of Many Doors" sia una guest house che ospitava commercianti dall'altra parte dell'Oceano Indiano che navigavano in dhow spinti dai venti monsonici e che sarebbero saliti a bordo in attesa che i venti li favorissero.
Una piccola galleria ospita una collezione di manufatti come gioielli in argento, strumenti per la fabbricazione di barche, ceramiche cinesi e un liuto arabo, uno strumento antico che è uno dei più popolari strumenti nella musica araba.
Fuori dalla sala c'è un grande scheletro di un capodoglio, un promemoria del commercio di ambra grigia, una secrezione dell'intestino del capodoglio usato per produrre un profumo.

Una visita al museo all'aperto di Jumba La Mtwana rivela altri particolari che accomunano la cittadella ad altri insediamenti arabi a Lamu, in Tanzania ed in Mozambico. La gente locale, pescatori e commercianti, sicuramente aveva intessuto relazioni via mare con altre realtà.
Jumba La Mtwana pare, ma non è un fatto certo, fu visitata anche da Vasco da Gama e da successive flotte portoghesi, che a differenza dell'ostilità incontrata a Mombasa, qui trovarono accoglienza e possibilità di rifocillarsi e di imbarcare acqua dolce.