La Zebra, "Punda milia" in Swahili (che significa "asino a strisce"), Zebra in inglese, è un mammifero che appartiene alla famiglia degli equidi, famoso per le sue strisce bianco – nere che rivestono il suo corpo.
La struttura del corpo della zebra è simile a quella dei suoi “cugini” asini e cavalli, con un corpo robusto e ampio addome. La testa è grande con muso allungato, il collo è relativamente corto e forte. La criniera parte dal capo per scendere fino alle spalle.
Le gambe sono robuste e corte con un ampio zoccolo che permette un ottimo appoggio sul terreno.
La sua struttura fisica è particolarmente adatta alla corsa e alla resistenza.
La dentatura è quella tipica di un erbivoro con potenti molari per triturare le piante, incisivi affilati per tranciare l’erba.
Anche se non è un ruminante il suo stomaco è in grado di digerire vegetali molto fibrosi.
Le labbra sono prensili e con esse e gli incisivi sporgenti riesce a raggiungere anche l’erba più corta.
Le orecchie sono grandi e pelose in modo da recepire ogni rumore.
La lunghezza del corpo è tra i 2,2 e i 2,5 metri mentre il peso varia dai 175 ai 385 kg.
La durata della vita non supera in media i 28 anni.
le zebre si distinguono marcatamente dagli altri membri della famiglia per le striature verticali, nere o brune-rossastre, alternate a bande chiare, bianche o giallastre, sui quarti anteriori, che spesso tendono all'orizzontale sui quarti posteriori dell'animale.
La disposizione delle strisce bianche e nere è unica per ogni individuo che ne permette l’identificazione (una sorta di impronta digitale).
In precedenza si credeva che le zebre fossero animali bianchi con strisce nere, dal momento che alcune zebre hanno il sottopancia bianco. Prove embrionali, tuttavia, dimostrano che il colore di fondo dell'animale è nero e le strisce bianche e le pance sono aggiunte.
Utilità delle strisce sono:
• Scopo mimetico, che permette di confondere la sagoma dell’animale.
• Creano un’illusione ottica dato che i contorni risultano discontinui e la sagome del corpo deformata. Confonde il predatore inducendolo a errori di calcolo nel salto.
• La fitta striatura del mantello abbaglia il predatore quando si trova vicino a una zebra in galoppo impedendogli di concentrarsi su un singolo animale.
• Nel gruppo in fuga il predatore con difficoltà capisce dove inizia un animale e dove finisce l’altro.
• Permette il riconoscimento degli individui della stessa specie.
• È un sistema di identificazione, ogni zebra ha la sua identità e riconosce i suoi compagni.
• Il mantello serve da “repellente” naturale contro mosche tse-tse e altri parassiti.
• Sono anche un meccanismo di raffreddamento, le strisce bianche riflettono i raggi mentre quelle nere li attraggono, portando un effetto rinfrescante.
La zebra vive in gruppi dominati da uno stallone che può mantenere la sua carica anche per 15 anni.
Abita prevalentemente le zone erbose, le savane alberate o nei boschi aperti e zone ricche di acqua. In caso di mancanza di acqua migra verso pascoli più verdi compiendo anche centinaia di chilometri all'anno, a volte con gnu e gazzelle.
È tendenzialmente nomade, sempre alla ricerca di nuovi luoghi adatti al sostentamento.
Può percorrere decine di chilometri al giorno per foraggiare per poi fermarsi in un’area sicura dove potersi riposare durante la notte.
La zebra vive in “harem”. I giovani maschi raggiunta un’età tra i due e i tre anni abbandonano il gruppo riunendosi in gruppi di scapoli e quando raggiungono la maturità creano un loro harem rubando le femmine di altri gruppi.
Le lotte si manifestano con morsi sul collo e potenti colpi con gli zoccoli che possono fratturare zampe o mascelle. La gerarchia prevede che a prima femmina che entra a far parte del harem si anche la dominante.
La gestazione dura circa dodici mesi. Dopo solo un quarto d’ora dalla nascita la piccola zebra è già in grado di camminare. Con il fenomeno dell’imprinting riuscirà a riconoscere la madre senza confonderla con le altre zebre.
Le interazioni sociali tra le zebre sono molto intense, i gesti più comuni sono mordicchiare il compagno sul collo, spalle e dorso, “salutarsi” naso a naso, strofinarsi le guance e appoggiarsi reciprocamente il muso sul dorso.
I predatori principali sono i leoni e la iena macchiata.
Ci sono stati molti tentativi di addomesticare la zebra ma inutili perché quest’animale non sopporta avere pesi sulla groppa. Benché le zebre abbiano un udito ed una vista eccellenti (si ritiene che possano vedere a colori), si uniscono a gruppi di giraffe o struzzi che identificano immediatamente i pericoli.
Le zebre hanno quattro andature: passo, trotto, galoppo moderato e galoppo.
Comunicano tra loro con nitriti acuti.Le zebre di Grévy ragliano come i muli. Le orecchie di una zebra identificano il suo stato d'animo. Quando una zebra è in uno stato d'animo tranquillo o amichevole, le orecchie stanno erette. Quando è spaventata, le orecchie sono spinte in avanti. Quando è arrabbiata, le orecchie sono tirate indietro. Quando si trovano in un'area con probabili predatori, le zebre tengono una postura di avviso con le orecchie erette, testa alta e lo sguardo fisso. Quando teso, essi dovranno anche sbuffare. Quando un predatore viene rilevato, una zebra nitrisce (o raglia) ad alta voce.
La recente sistematica ne riconosce 4 specie di cui una (Equus quagga) suddivisa in 6 sottospecie.
La zebra di pianura o delle steppe (Equus quagga, già Equus burchelli) è la più comune e conta in tutto sei sottospecie: una è oramai estinta (Equus quagga quagga), le altre cinque sono distribuite ampiamente in Africa orientale e meridionale.
La zebra delle montagne (Equus zebra), diffusa in Africa del Sud, tende ad avere un mantello lucido, con ventre bianco e strisce più sottili rispetto alla Zebra delle steppe. È una specie in pericolo di estinzione.
La zebra di Grévy (Equus grevyi) è la più grande delle zebre viventi. La si riconosce dalle orecchie arrotondate e dalle striature nere più sottili e fitte. Con una criniera eretta e una testa lunga e stretta che la rende simile ad un mulo. Vive nelle zone semiaride di Etiopia, Somalia e Kenya settentrionale. Anch'essa è in pericolo d'estinzione.
Due specie sono presenti in Kenya:
Equus quagga (zebra di pianura).
Equus grevyi (zebra di Grévy)
Il termine "zebra" indica diverse specie del genere Equus, caratterizzate da un mantello a strisce nere e bianche. Il genere Equus è suddiviso in quattro sottogeneri: Equus, Asinus, Hippotigris e Dolichohippus.
Mentre la zebra delle pianure, la zebra delle montagne del Capo e la zebra di Hartmann appartengono al sottogenere Hippotigris, la zebra di Grévy è l'unica specie del sottogenere Dolichohippus.
Quest'ultima, infatti, ricorda un asino, mentre le altre tre sono più simili al cavallo. Tutte e quattro, comunque, appartengono al genere Equus, come tutti gli altri Equidi attuali.
Equus quagga
La zebra di pianura, nota anche come zebra comune o zebra di Burchell, è la specie di zebra più numerosa, nonché quella che occupa un areale di maggiori dimensioni.
È diffusa dal sud dell'Etiopia, attraverso tutta l'Africa orientale, fino all'Angola e alle regioni orientali del Sudafrica. Nelle riserve di caccia è ancora numerosissima, ma in gran parte del suo habitat è minacciata dalle attività umane, come la caccia per la carne e il cuoio, dalla competizione con il bestiame domestico e dall'avanzata dei terreni agricoli.
La zebra di pianura e, forse, la zebra di montagna, appartengono al sottogenere Hippotigris; la zebra di Grévy, invece, è l'unico rappresentante del sottogenere Dolichohippus. Quest'ultima, infatti, ricorda un asino, mentre le altre due sono più simili al cavallo. Tutte e tre, comunque, appartengono al genere Equus, come tutti gli altri Equidi attuali.
Recenti studi filogenetici fanno ipotizzare che la zebra di Grévy (e forse quella di montagna) appartenga, assieme agli asini, a una linea evolutiva distinta da quella della zebra di pianura. Nelle aree dove le zebre di pianura condividono l'areale con quelle di Grévy, non è insolito trovare mandrie miste e riscontrare la presenza di ibridi fertili.
In cattività, zebre di pianura sono state fatte incrociare con zebre di montagna. Gli ibridi che ne sono derivati presentavano una giogaia e ricordavano la zebra di pianura, ma avevano orecchie più grandi e presentavano una diversa colorazione sui quarti posteriori.
Nel 2004, C. P. Groves e C. H. Bell condussero uno studio accurato sulla tassonomia delle zebre e nel corso della ricerca revisionarono anche le sottospecie riconosciute di zebra di pianura, che, attualmente, sono sei.
-Equus quagga boehmi - zebra di Grant
-Equus quagga borensis - zebra del Selous
-Equus quagga burchellii - zebra di Burchell
-Equus quagga chapmani - zebra di Chapman
-Equus quagga crawshayi - zebra di Crawshay
-Equus quagga quagga †
La Equus quagga boehmi - zebra di Grant è la sottospecie di zebra di pianura presente in Kenya.
Equus quagga boehmi
La zebra di Grant o zebra di Boehm è la più piccola sottospecie di zebra vivente.
L'areale della zebra di Grant comprende la parte occidentale del fiume Luangwa e del lago Kariba in Zambia, la provincia dello Shaba nella Repubblica Democratica del Congo e la parte settentrionale della pianura del Kibanzao. In Tanzania l'animale è presente a nord di Nyangaui mentre in Kenya a sud-ovest di Kibwezi. Questa sottospecie di zebra si può trovare anche nella parte orientale del Kenya e ad est della Rift Valley in Etiopia meridionale.
Essere la più piccola è un vantaggio: infatti corre a 84,6 km/h. Questa sottospecie è dotata di strisce verticali nella parte frontale, orizzontali sugli arti posteriori e diagonali sulla groppa e sui fianchi posteriori. Le strisce nere sono spesse e ben definite, assenti invece quelle grigiastre o poco scure. Le zebre di Grant raggiungono i 120–140 cm di altezza al garrese e possono pesare fino a 300 kg. Questi animali vivono in gruppi composti da circa 20 individui, con a capo un unico stallone. L'aspettativa di vita media di questi animali è di circa 20 anni, dato che si possono nutrire dell'erba grossolana delle savane e che sono immuni dalle malattie del bestiame.
Equus grevyi
La zebra di Grévy, a volte è detta zebra imperiale.
Prende il nome da Jules Grévy, presidente della Francia: fu il governo dell'Abissinia, negli anni '80 dell'Ottocento, a volergli dedicare il nome dell'animale.
La zebra di Grévy, sotto molti aspetti, ricorda l'asino, mentre le altre specie di zebra sono più facilmente avvicinabili al cavallo.
È la specie di zebra dalle dimensioni maggiori. Alta 1,25-1,6 metri al garrese, è lunga 2,5-3 metri dalla testa alla coda, con quest'ultima che misura tra i 38 e i 75 cm. I maschi pesano tra i 380 e i 450 kg, le femmine tra i 350 e i 400.
È tra le diverse specie, quella con le orecchie di dimensioni maggiori e con le striature tra loro più ravvicinate.
Equus grevyi faurei è una varietà somala di Equus grevyi caratterizzata da peli bianchi sulla coda.
Allo stato brado, vive in Kenya, Somalia ed Etiopia. In alcune aree del Kenya convivono la zebra di Grévy e la zebra delle pianure.
La specie è considerata in pericolo, a causa soprattutto del degrado del suo habitat e della caccia, praticata per il suo mantello che, sui mercati mondiali, è valutato ad un prezzo molto elevato.
17 settembre 2019
Zebra con il mantello a pois
All'interno della nota riserva del Masai Mara pochi giorni fa la guida turistica e fotografo Antony Tira ha individuato e scattato alcune foto di un cucciolo di zebra, probabilmente maschio, dal
colore nero e con pois bianchi dovuti, secondo le prime ipotesi degli esperti, a un problema di melanina.
Non è la prima volta che vengono avvistati esemplari con strisce o manto irregolare ma in questo caso il piccolo "Tira", ribattezzato così per il cognome di colui che l'ha scovato, appare con dei
chiari e rotondi pois che lo distinguono profondamente da altri simili casi.
Oltre ad essere "un cucciolo" probabilmente debole e nato da poche settimane, l'animale era sempre al fianco di una zebra femmina adulta, forse la madre, e la differenza dei colori fra i due era
lampante.
Più di un leone, di un ghepardo o di maestosi rinoceronti, la zebra a pois è così diventata in poco tempo la preferita dai turisti che con decine di jeep - racconta il Daily Nation - si sono
diretti in massa nella zona dell'avvistamento alla ricerca del piccolo Tira. Secondo il network africano sono "centinaia le auto turistiche che si sono avvicinate all'animale, probabilmente
spaventato". In questo momento nelle riserve africane sono infatti presenti viaggiatori provenienti da tutto il mondo accorsi nel Masai Mara per osservare la migrazione degli gnu.
Non è escluso, raccontano esperti della fauna selvatica africana, che in passato altri cuccioli abbiano mostrato anomalie simili ma il più delle volte non sono sembra siano riusciti a superare i
sei mesi di vita.
14 aprile 2020
Kenya, nato un raro cucciolo di Zonkey: è un incrocio tra una zebra e un asino
La sua mamma è una zebra, il suo papà è un asino. Al Chyulu National Park, in Kenya, è nato un cucciolo di zonkey, un raro incrocio tra specie diverse.
La sua nascita è stata una vera sorpresa. Quando vengono al mondo, i cuccioli di zebra hanno strisce bianche e marroni, che via via si scuriscono e diventano nere. Il suo corpo, invece, aveva
strisce insolitamente chiare. Poi la scoperta: il cucciolo era uno zonkey.
Il piccolo ha preso le caratteristiche di entrambi i genitori: le zampe zebrate della mamma, e il corpo robusto e marrone del padre.
Anche se sono in grado di condurre una vita normale, gli zonkey sono sterili.
Anche se si verificano raramente in natura, esemplari provenienti da specie diverse, ma strettamente correlate, di tanto in tanto si accoppiano, generando un ibrido biologico che condivide le
caratteristiche di entrambi i genitori.
Tra questi incredibili incroci rientrano, ad esempio, i ligre, nati da un leone maschio e una tigre femmina, conosciuti come i più grandi felini viventi.
Nonostante la stretta discendenza con il lato “selvaggio” dei felini, i Savannah sono molto più sociali dei gatti
comuni e sono spesso paragonati ai cani per la loro fedeltà. Nel 2001 la International Cat Association li ha registrati ufficialmente come nuova razza.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»