Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke, nota nella carriera di scrittrice e pittrice con vari pseudonimi, il più famoso dei quali è Karen Blixen, anche se pubblicò opere con il nome di Isak Dinesen (suo cognome di nascita), Tania Blixen, Pierre Andrèzel e ancora Osceola.
Isak Dinesen, e non altri, quindi solo la parte di colei che impudicamente ha scritto "Out of Africa", è stata una delle più grandi vergogne per i veri ambientalisti ed animalisti, anche se, materialmente parlando, non certo ai livelli (in sequenza) dell'ex presidente americano Theodore Roosevelt, R.J. Cunninghame, W.D.M. Bell (conosciuto come "Karamoja" Bell), Bror von Blixen-Finecke (suo marito), Denys Finch-Hatton (il suo presunto amante), John A. Hunter, Philip Percival, Frank M. "Bunny" Allen e per finire Ernest Hemingway.
Karen Dinesen, secondogenita di cinque figli di Ingeborg Dinesen (Westenholz) (1856-1939), e Adolph Wilhelm Dinesen, scrittore e ufficiale dell'esercito (1845-1895), sorella maggiore di Thomas Dinesen, naque il 17 aprile 1885 nella casa padronale nella tenuta di Rungstedlund, che fu acquisita dal padre nel 1879. La struttura si trova a Rungsted, a 24 chilometri (15 miglia) a nord di Copenhagen, capitale della Danimarca.
Sua madre Ingeborg proveniva da una ricca famiglia borghese di mercanti. La madre di Ingeborg era Mary Lucinde Westenholz (1832-1915).
Dall'agosto 1872 al dicembre 1873, il Nord America attirò Wilhelm, dove soggiornò per qualche tempo in Nebraska stabilendosi poi nei boschi del Wisconsin dove visse come un cacciatore tra gli indiani imparando il loro modo di vita e conoscendo la natura. Gli indiani gli diedero il nome Boganis (cioè nocciola), che poi usò come pseudonimo. Dinesen tra gli indiani Chippewa nel Wisconsin, diventò padre di una figlia, nata dopo il suo ritorno in Danimarca. Wilhelm Dinesen si impiccò il 28 marzo 1895, quando Karen aveva dieci anni, dopo aver concepito una figlia (Else Ulla Elida Jensen/Spange) fuori dal matrimonio con la serva Anna Rasmussen (incinta di sei mesi alla morte del capitano Dinesen), per non essere stato in grado di mantenere la promessa fatta alla mamma Mary di rimanere fedele a Ingeborg. Soffriva di sifilide che aveva provocato attacchi di profonda depressione, e questa malattia, secondo una attenta analisi, potrebbe essere la vera ragione del suo disperato gesto e non il tradimento.
Karen trascorse alcuni dei suoi primi anni nella casa di famiglia di sua madre nei pressi di Horsens. In seguito fu istruita all'Accademia delle Belle Arti di Copenaghen, Parigi e Roma. Ha iniziato a pubblicare narrativa nei periodici danesi nel 1905 sotto lo pseudonimo di Osceola.
Nel 1913, Karen Dinesen si fidanzò con il suo secondo cugino, il barone svedese Bror von Blixen-Finecke, dopo una storia d'amore fallita con il fratello. La coppia si trasferì in Kenya, che al tempo era una parte della British East Africa. Vennero in Africa nei primi mesi del 1914 per sposarsi a Mombasa ed acquistare una fattoria in un sobborgo a milleottocento metri sul livello del mare, 10 Km da Nairobi, oggi denominato Karen, per intraprendere la produzione di latte. Qui finalmente speravano di poter vivere una nuova vita lontano dalla civiltà e provare nuove emozioni, un nuovo tipo di libertà che fino ad allora avevano trovato solo nei loro sogni! "Avevo una fattoria in Africa, ai piedi delle colline di Ngong" - Out of Africa 1937 pubblicato con il nome di Isak Dinesen.
I due erano molto diversi in materia di istruzione e temperamento, e Bror Blixen, si dice, fu infedele a sua moglie, ma questo non concilia con il fatto che Karen frequentasse anch'essa la casa dei coniugi McMillan, sul Monte Ol Donyo Sabuk. Peraltro il barone cambiò idea e volle coltivare caffè avviando una piantagione con l'assunzione di lavoratori locali prevalentemente i Kikuyu, persone che vivevano nei terreni agricoli al momento del loro arrivo. Lo zio della Dinesen, Aage Westenholz, finanziò la fattoria di cui erano azionisti i membri di entrambe le famiglie. La fattoria di caffè fu un fallimento: subì diverse tragedie, tra cui un incendio oltre al continuo cattivo raccolto dato che il terreno non era adatto a quel tipo di coltivazione. Dopo il suo divorzio, Karen venne lasciata da sola a seguire finanziariamente l'azienda, un compito arduo per una donna di quella generazione.
A Karen fu diagnosticata la sifilide verso la fine del loro primo anno di matrimonio nel 1915. Secondo la biografa di Dinesen, Judith Thurman, contrasse la malattia dal marito. Ma è solo una pietosa, misera bugia (basta essere informati sulle conseguenze della sifilide congenita, nonché le compagnie che la stessa frequentava col marito: vedi le feste orgiastiche nel "Castello McMillan"). Tornò in Danimarca nel giugno del 1915 per i trattamenti al fin di debellare la malattia. Altra infelice bugia il fatto che la malattia di Dinesen fosse stata finalmente curata, mentre invece creò angoscia medica e non solo per molti anni. I Blixen si separarono nel 1921, e divorziarono nel 1925.
Durante i suoi primi anni in Kenya, Karen Blixen incontrò il grande cacciatore inglese Denys Finch Hatton col quale, e non solo dopo la sua separazione dal marito, sviluppò e approfondì.... una stretta amicizia (tanto che una volta ebbe a dire: "valeva la pena di avere la sifilide per diventare una baronessa" - fonte The New York Times April 29, 2007), amicizia che alla fine, si disse, sfociò in un amore a lungo termine. Correvano persino voci che per due volte, nel 1923 e nel 1926, Karen Blixen disse di essere incinta del figlio di Finch Hatton, ma lei, paradossalmente, decise di abortire.
Finch Hatton utilizzò la fattoria dei Blixen come una base di partenza tra il 1926 e il 1931, per i suoi safari alla testa dei "clienti cacciatori". Morì nello schianto del suo biplano Havilland Gipsy Moth nel 1931 nello Tsavo Est.
Allo stesso tempo, il fallimento della piantagione di caffè, a causa della depressione economica mondiale (falso) e l'inadeguatezza di terreno della fattoria per la coltivazione del caffè (vero), costrinse Karen ad abbandonare la sua amata "farm". La società della famiglia vendette il terreno ad un imprenditore residenziale, e la "baronessa" tornò in Danimarca, dove visse per il resto della sua vita.
Si tralascia la cronaca dei suoi scritti per non incorrere in una apoteosi di false intuizioni dei suoi adulatori.
Anche se è stato ampiamente creduto che la sifilide continuò ad affliggere Karen Blixen per tutta la sua vita, test approfonditi sono stati in grado di rivelare le prove della sifilide nel suo sistema immunitario solo dopo il 1925. La sua abilità nella scrittura suggerisce che non ha sofferto di degenerazione mentale tipica delle ultime fasi della sifilide, né di intossicazione cerebrale a causa di trattamenti di mercurio. Lei, invero, subì una lieve perdita permanente di sensibilità alle gambe che potrebbe essere attribuita ad un uso cronico di arsenico in Africa dalla stessa consapevolmente assunto come rimedio. Alcuni attribuiscono la sua perdita di peso e la morte per anoressia nervosa. Nel corso del 1950 la salute della Blixen deteriorò rapidamente, e nel 1955 venne rimosso un terzo del suo stomaco a causa di un'ulcera. La scrittura le diventò impossibile, anche se fece diverse trasmissioni radiofoniche. Non in grado di mangiare, Karen morì di malnutrizione nel 1962 a Rungstedlund, nella tenuta della sua famiglia, all'età di 77 anni. La fonte dei suoi problemi addominali è rimasta sconosciuta per volontà non certo ignote, anche se la sifilide gastrica, che si manifesta con ulcere durante il secondo terzo stadio, era ben nota prima dell'avvento degli antibiotici moderni.
La fattoria è stato costruita nel 1912 dall'ingegnere svedese Ake Sjogren, poi console onorario svedese in Kenya. Ha servito come residenza principale della sua azienda di caffè Swedo-africana, una tenuta di oltre 6.000 acri. La casa, annessa all'azienda, fu visitata durante un safari dal conte danese Mojen Frijs, che al suo ritorno in Danimarca convinse il cugino Bror von Blixen a cercare fortuna in Kenya. Il barone acquistò parte della proprietà nel 1913 e il resto nel 1916 con 4500 acri di terreno, di cui 600 utilizzati per coltivazione del caffè. Karen Blixen chiamò la casa "Bogani" o "Mbogani", che significa una casa nel bosco. Sebbene il loro matrimonio fallì dopo otto anni, Karen visse nella casa fino al suo ritorno in Danimarca nel 1931. La casa fattoria è stata acquistata da Remy Marin, che ha diviso la terra in lotti (plots) da 20 pacchi acri per facilitarne lo sviluppo. Lo sviluppo successivo ha creato l'attuale sobborgo di Karen. Dati indicano che un tenente Col.G. Lloyd, un ufficiale dell'esercito britannico ha comprato la casa nel 1935 e vi abitò fino alla sua morte nel 1954, quando passò alle sue figlie, la signora G. Robersts e Lavanda Llyod. Un trasferimento di titolo tra la signora JP Robson e la signora Hyde LB è nei registri City Hall del 1956. La casa è stata occupata sporadicamente fino a quando fu acquistata nel 1964 dal governo danese e data al governo del Kenya come un regalo per l'indipendenza.
Nel 1985, con rinnovato interesse a Karen Blixen cagionato grazie agli introiti della produzione cinematografica di Out of Africa, un accordo è stato raggiunto affinché la casa entrasse a far parte dei Musei Nazionali del Kenya. Molti pezzi di arredamento che Karen Blixen aveva venduto a Lady Lucy McMillan alla sua partenza sono stati in parte riacquistati e costituiscono un pezzo della mostra nel Museo inaugurato nel 1986. Infatti non tutti i mobili e gli oggetti nella vecchia casa di pietra sono originali, la maggior parte sono riproduzioni artigianali.
La casa museo rimane un ambiente sereno che sembra appartenere al passato, circondata da un giardino tranquillo e foresta indigena, con una splendida vista delle amate Ngong Hills di Karen.
Ella onora, senza ombra di dubbio, le colline con la frase "Ho avuto una fattoria in Africa, ai piedi del Ngong Hills".
Ma per questo non possiamo perdonare Karen Christentze Dinesen, cacciatrice per diletto ma non meno psicopatica di altri (vedi foto), per aver non solo ignobilmente ucciso inermi animali, ma persino per aver incoraggiato due "Big Game Hunter in Africa", vigliacchi macellai ad uccidere centinaia di esemplari della fauna solo per divertimento e denaro, oltre al fatto che lei stessa, con caparbietà, ha tentato inutilmente di trarre profitto dalla coltivazione del caffè, togliendo così terreni che prima i locali coltivavano per il loro sostentamento.
Non va altresì dimenticato che poco prima di morire citò il marito dicendo: “Se potessi desiderare qualsiasi cosa della mia vita passata, sarebbe fare un safari ancora una volta con Bror ..."
In tutto questo, personalmente condanno lo spirito maniacalmente espresso nei suoi scritti che non esisteva più nei tempi moderni del suo tempo, quello del destino e del coraggio. In effetti, molte delle sue idee possono essere fatte risalire a quelle di un certo tipo di romanticismo: quella del "valoroso cacciatore" che affronta con coraggio, non certo ad armi pari, ma armato di fucile la "bestia" condannata al suo destino; nonché quella del "negriero" che sfoga la sua impotenza e rabbia repressa sugli esseri umani, paragonati dalla stessa Karen Blixen agli "animali selvaggi", quindi destinati a soccombere di fronte alla "figura bianca che poteva significare la morte". La stessa Blixen si chiese se i suoi tormenti interiori fossero psicosomatici o dettati dalla sua malattia.
Due sue citazioni che fanno riflettere: "L'amore della guerra è una passione come un'altra, si amano i soldati come si amano le belle ragazze: fino alla pazzia". "Amare la donna e la femminilità è proprio del maschio, come amare l'uomo e la virilità è proprio della donna; allo stesso modo la gente del nord è attratta dai paesi e dalle razze del sud".
Così come un suo aforisma: "È importante avere grandi dispiaceri. Oppure gli esseri umani avrebbero lasciato morire Cristo sulla croce per amare il loro mal di denti".
Il nome "Karen" dato alla fattoria del caffè non proviene dal nome della Blixen, bensì dalla società di famiglia che possedeva la fattoria, quindi dalla costituita "Karen Coffee Company", il cui presidente era suo zio, Aage Westenholz, che chiamò l'azienda dal nome di sua figlia Karen. Avvalora questa tesi il fatto che la Blixen era nota a chiunque non come "Karen", ma come "Tania".
Tuttavia, chi sviluppò il progetto sembra aver chiamato così il quartiere per la scrittrice piuttosto che per il nome della sua azienda. Oggi il Karen Blixen Coffee House and Museum, nel quartiere di Karen, si trova nei pressi della vecchia casa di Blixen.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»