Repertorio di frasi e detti sul Kenya degni di citazione per la loro stupidità
Racconto semiserio e tragicomico
di Freddie del Curatolo
L’Africa si chiama “Affrica” con due f.
Il Kenya si chiama “Kenia” con la i.
A volte si può anche chiamare “Chenia”, anche se sembra una malattia, che poi ci vuole la “Chenioterapia” per guarirla.
Forse “Chenia” è il nome medico del Mal d’Affrica.
Qualcuno l’ha anche chiamato “Chegna” e il suo popolo “Chegnoti”.
Qualcuno ha chiamato le donne del Chegna “Chegnocche”.
Per prendere il Mal d’Affrica bisogna andare almeno una volta in Kenia. Meglio se non accompagnati.
In Africa ci sono degli alberi imponenti che si chiamano “Bau Bau” ma non abbaiano.
Quelli che in tutto il mondo sono campi di sisal, in Africa sono campi di ananas.
In Kenia ti vendono la frutta tropicale ai lati delle strade ed è incredibile perché non siamo ai Tropici ma all'Equatore.
In Kenia non fa mai freddo e c’è sempre il sole, tranne quando piove.
Appena arrivi in Kenia tutti ti salutano dicendo “Jambo” che significa ciao. Usano questo modo probabilmente perché i turisti arrivano in aereo. Chissà come salutano quelli che arrivano in
nave.
I kenioti poco evoluti, dell’Italia conoscono solo Bari e ad ogni turista che arriva nel loro Paese chiedono come si sta “A Bari”.
La capitale del Kenia con la "i" storicamente era Malindi, ma adesso sembra sia stata spostata a Watamu.
In Kenia parlano quasi tutti l’italiano e anche quelli che non lo parlano, lo capiscono fin troppo bene.
C’è anche un’altra città abbastanza lontana dove dicono che i kenioti sono ricchi, ma bisognerebbe vederli: si chiama Nairobi.
Gli italiani in Kenia vengono chiamati Muzzungu, che significa "mozzarella". Una volta ho sentito chiamare "muzzungu" anche un francese, probabilmente significa anche "camembert".
Il Kenia non sarebbe Kenya (o viceversa) se non avesse le capanne di fango, le strade sterrate, i bambini seminudi che sorridono, gli anziani dignitosi che si fanno fare i selfie con te.
Ogni volta che in Kenia costruiscono una casa di cemento, muore un po’ di poesia.
I kenioti sono brava gente, ma sono anche nati per fregare gli italiani.
Chissà perché gli italiani vengono proprio in Kenia, pur sapendo che loro sono specializzati nel fregare noi. Con gli inglesi, gli americani, i tedeschi mica si comportano così.
I Chegnoti e le Chegnocche sono anche bravissimi a farti innamorare, tu puoi pensare che abbiano un secondo fine ma in realtà è il primo. Fine.
Il Kenia è un paese molto caro. In Kenia un litro d’olio extravergine d’oliva costa 15 euro. In Kenia mezzo chilo di pasta De Cecco costa 3 euro, quella del discount costa comunque 2 euro.
In Kenia esistono anche ristoranti locali dove si mangia con 2 euro, carne riso verdure e altro, ma se si è fortunati si può morire, altrimenti si prendono infezioni e diarrea.
Il Kenia è il paese più corrotto del mondo. Se in Kenia guidi la macchina mentre parli con il telefonino all'orecchio la polizia stradale ti ferma e invece di farti la multa di 50 euro te ne
chiedono 5 e ti lasciano andare. In realtà ti obbligano a dargli la mazzetta con la storia che per legge dovresti presentarti in Corte e perdere un sacco di tempo per poi alla fine pagare
comunque la multa.
In Kenia dice che vogliono eliminare la corruzione ma tanto non ce la fanno. Sarebbe meglio legalizzarla, con delle regole ben precise e delle tariffe minime di cui tutti sono a conoscenza
(questa è una mia idea personale).
Il Kenia è pieno di animali in via d’estinzione, quindi conviene fare un safari per poter dire di averli visti dal vivo. La regola numero uno per fare un safari in Kenia è cercare di risparmiare
il più possibile, tanto l’obbiettivo è vedere gli animali, specie quelli in via d’estinzione.
In Kenia si può arrivare solo in aereo ma costa molto caro. È molto più economico andare sul Mar Rosso o in Tunisia e non si capisce perché. Oltretutto Mar Rosso e Tunisia sono molto più
vicine.
In Kenia è meglio non fare niente. Se uno vuole lavorare, deve pagare. Poi magari se sei bravo, guadagni. È una cosa assurda! Molto meglio il nostro sistema che, prima fai finta di guadagnare,
poi ti riprendono almeno il sessanta per cento di tasse. L’importante è riuscire a fare tanto nero. In Kenia il nero chiaramente lo fa meglio un keniota.
Per conoscere il Kenia è sufficiente avere un amico (o amica) che è già stato in vacanza in Kenia. La condizione per fidarsi però è che sia uscito almeno una volta dal villaggio turistico.
L’importante è non fidarsi troppo di chi ci vive, in Kenia. È gente che pretende di sapere già tutto di questo posto e diventa arrogante se hai delle opinioni diverse. Ad esempio quasi tutti gli
italiani che vivono in Kenia da tanti anni sono razzisti. Gli altri aspettano di diventarlo.
Appena sono entrato per la prima volta nel centro di Malindi ho avuto la netta impressione che fosse leggermente diverso da quello di Milano. Intanto non ci sono semafori, così non ti tolgono i
punti dalla patente. Pensavo di arrivarci con la metropolitana che va sotto terra e invece ne ho presa una che va sopra terra però con un vagoncino solo. Qui si chiama Tuc Tuc (Tuk Tuk, termine onomatopeico - Ape Car).
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»