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Serpenti letali in Kenya


Serpenti

Serpenti letali in Kenya - Cobra sputatore dal collo nero (naja nigricollis)
Cobra sputatore dal collo nero (naja nigricollis)
Black Mamba
Black Mamba

 

I serpenti, "Nyoka" in Swahili, non sono le creature più popolari in Kenya, o addirittura nel resto dell'Africa. La semplice menzione della parola "Snake" è sufficiente per incutere terrore nel cuore di coloro che hanno paura di loro, e che probabilmente includerà una gran parte della popolazione del Kenya, che in genere odia e teme questi rettili in circa egual misura.

Per essere onesti, questo atteggiamento verso i serpenti è tenuto con buona ragione, soprattutto se vi capita di vivere nelle zone rurali dove ci sono infatti molte specie di serpenti.

Mentre la maggior parte di questi serpenti sono innocui, le specie velenose sono tra le più letali al mondo e rappresentano la paura e il disgusto! Uno sfortunato incontro con una di queste creature potrebbe essere fatale, soprattutto in zone remote senza intervento medico.

Coloro che si recano in paesi tropicali, o dove comunque siano presenti serpenti veramente pericolosi, dovrebbero avere qualche nozione di base su cosa aspettarsi, e questo con un duplice fine: non rovinarsi inutilmente una vacanza, aspettandosi, da un momento all'altro, di morire avvelenati, e non rovinarsela seriamente invece commettendo un’imprudenza o una leggerezza.

Occorre tener presente che molte morti “da serpente” si verificano in aree remote, prive di assistenza medica, o comunque lontanissime dal primo ospedale... buona parte di tali infortunati avrebbe potuto essere salvata con una pronta assistenza. Non solo, nelle aree rurali o tribali di tutto il mondo, non è raro che i locali tendano ad affidarsi ad un medico tradizionale. Non possiamo negare che la medicina tribale abbia, talvolta, dei rimedi più che validi, ma sulla loro efficacia nei morsi di serpente non si possono non avere notevoli riserve. Molti vorranno osservare che si sono verificate vere e proprie guarigioni da morsi di serpente con pozioni, farmaci ed amuleti di origine locale, ma bisogna chiarire che molti vengono morsi da specie assolutamente innocue e ritenute invece mortali, ma non solo. Non tutti sanno che, anche nei casi documentati di morso inferto da una specie sicuramente velenosa e anche potenzialmente letale, solo una parte di pazienti riporta un vero avvelenamento.

Occorre infatti osservare che tutti i serpenti dotati di ghiandole velenifere e di un apparato per l’inoculazione, hanno il pieno controllo della quantità di veleno che iniettano. In altre parole, è il rettile che decide, caso per caso, se e quanto veleno iniettare. Dal momento che l’uomo non può essere una preda per nessuna delle varie specie di serpenti velenosi, il morso è, generalmente, la reazione di difesa o di avvertimento ad una supposta minaccia. Per questo motivo, la maggior parte dei serpenti somministra con una certa frequenza i cosiddetti “dry bite” o “morsi asciutti”, in cui, alla penetrazione di una o di entrambe le zanne nei tessuti della vittima, non fa seguito la contrazione dei muscoli che “spremono” le ghiandole velenifere, che altro non sono se non delle ghiandole salivari altamente specializzate. In altri casi l’emissione di veleno avviene, ma in dosi bassissime, perché l’animale non ha ritenuto necessario inoculare una dose piena, in altri ancora, come avviene con una certa frequenza per certe specie di cobra, il rettile colpisce l’intruso a bocca chiusa. È chiaro che non esiste una regola, e lo stesso animale che, la volta scorsa, ha inferto un “dry bite”, questa volta può decidere, magari perché più irritato o spaventato, di rifilare una dose letale, o magari di mordere ripetutamente (vezzo tipico del Black Mamba).

Alle tre famiglie di serpenti considerati velenosi: Viperidi, Atrattaspidi ed Elapidi, se ne aggiunge una quarta: i Colubridi, un tempo considerati tutti innocui. Due tipici esempi sono il Boomslang (dispholidus typus) o serpente degli alberi ed il Twig Snake (thelotornis capensis e thelotornis Kirtlandi) o serpente ramoscello dell’Africa, e la loro pericolosità venne clamorosamente svelata da un paio di incidenti mortali che coinvolsero degli erpetologi. In effetti, il loro veleno è tra i più potenti, anche se ad azione spesso più lenta di quella di altri rettili.

 

Ciò premesso, per il bene dei visitatori, e dei residenti, si presenterà la lista dei serpenti spesso letali in Kenya.

L'elenco, in ordine crescente, si basa sulla potenza del veleno, l'aggressione del serpente e il livello di rispetto raccomandato!

Il Green Mamba
Il Green Mamba

5. Il Green Mamba Elapidi

Questa strisciante bellezza verde è davvero uno spettacolo da vedere, sempre che si riesca a vederlo!

Ci sono tre specie di Mamba verdi (di cui due in Kenya), tutti serpenti arboricoli, che trascorrono la maggior parte della loro esistenza sugli alberi.

A dispetto della credenza che siano ancor più letali ed insidiosi del Black Mamba, questi rettili sono molto meno pericolosi ed aggressivi e causano pochi incidenti, sia per la vita schiva e ritirata che conducono, lassù in alto, sia per la scarsa aggressività.

Inoltre, pur possedendo un attivo veleno neurotossico, questo è meno potente di quello del Mamba nero e inoculato in dosi minori. Tanto per non essere fraintesi, diremo subito che, comunque, un morso di Green Mamba è un’emergenza grave e che sovente è letale, ma sicuramente causa meno morti del fratellone maggiore.

Non si dondolano dalle piante per mordere i passanti, né si lasciano cadere di proposito nella jeep dell’esploratore, e, il più delle volte, gli incidenti riguardano erpetologi che li maneggiano. Non si esclude che, in aree tribali, qualcuno venga morso anche mentre raccoglie frutti su di una pianta, ma comunque non è un caso frequente.

Il Green Mamba, quindi, è un serpente che evita generalmente il terreno e rimane sugli alberi, dove è perfettamente mimetizzato. È anche non aggressivo, preferendo scivolare via inosservato piuttosto che affrontare un confronto, motivo per cui lo abbiamo messo al numero 5 sulla nostra lista.

Tuttavia, è un serpente molto velenoso e un morso può essere fatale se non trattato. Il veleno contiene una neurotossina che colpisce rapidamente il sistema nervoso e il cervello, e il trattamento immediato è necessario se si è la sfortuna di essere morsi. Quindi, evitare di arrampicarsi sugli alberi e fare un sacco di rumore quando si cammina nella foresta ...

 

Il Mamba verde orientale

Il Mamba dalla testa stretta o Mamba verde orientale (dendroaspis angusticeps) è uno snello ed elegante serpente dal colore verde smeraldo, nessun segno sul corpo, lungo in media 180-200 cm., con punte di due metri e mezzo. La testa è allungata e a forma di “cassa da morto” come quella del “polylepis”, con occhi piccoli e scuri a pupilla tonda, bocca "sorridente".

Serpente diurno, vive sugli alberi in piantagioni e zone di foresta a bassa quota e spesso presso le coste (in Kenya è distribuito su tutta la costa). Caccia prevalentemente uccelli e nidiacei e non disdegna le uova, ma anche piccoli mammiferi, specie pipistrelli. Talvolta mangia lucertole e camaleonti, ma preferisce animali a sangue caldo. Di solito fa uno spuntino veloce e viene spesso a riposare nelle soffitte delle case. I giovani cacciano nell'erba e possono mordere alle gambe.

Non è aggressivo e, anche se minacciato, raramente assume quella postura a bocca aperta tipica del Black Mamba, anche se, a questo punto, può decidere di colpire. Il suo veleno è potentemente neurotossico, ma meno attivo di quello del dendroaspis polylepis.

I sintomi del veleno: formicolio della pelle, debolezza temporanea, sudore freddo. La pelle diventa molle, si avvertono dolori alle articolazioni, gonfiore, nausea, ptosi, ecc.

Antiveleno: trattamento con polivalente (solo SAVP - South African Vaccine Producers).

Il Mamba verde di Jameson

Il Mamba verde di Jameson (dendroaspis jamesoni) strutturalmente non differisce molto dal precedente, tuttavia, l’aspetto cromatico è piuttosto diverso e lo rende inconfondibile. Infatti, la cute nera, che si intravede tra le squame, verdi, gli conferisce un aspetto reticolato, molto bello a vedersi e che lo mimetizza alla perfezione tra il fogliame. La testa e la prima parte del corpo sono di colore verde, poi sempre più scuro sino alla coda di colore nero. Le parti ventrali sono gialle. La lunghezza va dai 180 ai 240 cm., ma possono crescere fino a 3 metri.

È diffuso in Uganda e nella parte occidentale della Tanzania e del Kenya (Kakamega Forest National Reserve), sempre in zone forestali e nelle piantagioni.

Serpente diurno, vive sugli alberi, ma può venire anche a terra. Può stare in posizione eretta in modo che il morso può essere localizzato sopra il livello del ginocchio.

I sintomi del veleno: formicolio della pelle, debolezza temporanea, sudore freddo. La pelle diventa molle. L'esordio può essere rapido.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

Boomslang (dispholidus typus) o serpente degli alberi
Boomslang (dispholidus typus) o serpente degli alberi

4. Il Boomslang Colubridi

Come suggerisce il nome il Boomslang (dispholidus typus) o serpente degli alberi, (Boom è la parola Afrikaans che significa albero), è un robusto serpente arboricolo che misura generalmente da un metro a un metro e mezzo ma che può raggiungere i 2 metri, strettamente legato alla presenza di alberi e cespugli dove trascorre la maggior parte della sua esistenza. È specializzato nella caccia a lucertole e camaleonti, anche se non disdegna uccelli e nidiacei, che avvicina con piccoli e cauti spostamenti lungo i rami. Preda anche uova, che inghiotte intere, e, talvolta, raganelle arboree.

Animale diurno, scende a volte sul terreno per spostarsi ad un’altra macchia di alberi o, a volte, per insidiare una preda, ma si affretta a riguadagnare la sicurezza dei rami, dove è estremamente difficile scorgerlo, per il suo perfetto mimetismo.

La colorazione è quella più variabile tra i serpenti africani. I giovani sono spesso marroni o grigi dorsalmente, con picchiettature azzurre, mentre la gola è gialla o bianca o arancio ed il ventre giallo o chiaro macchiato di scuro. L’occhio, enorme, è color verde smeraldo, brillante.

Quando l’animale raggiunge il metro di lunghezza, generalmente i colori cambiano. Le femmine tendono sovente ad essere marroncine, sempre con ventre più chiaro, mentre i maschi possono presentare diverse livree, più vivaci. Alcuni sono verdi con bordo delle squame nero, che dona loro un aspetto reticolato, altri completamente verdi, altri marrone scuro o neri, con ventre giallo, ed infine vi sono esemplari color rosso mattone. La testa corta ed ottusa con l’enorme occhio rendono questo serpente difficilmente confondibile, anche se spesso vedo che molte persone lo confondono con l’innocuo spotted bush snake (vedi sotto: Serpenti NON velenosi), anche perché quest’ultimo assume a volte comportamenti di minaccia simili al Boomslang, gonfiando il collo ed ergendo la parte anteriore del corpo.

Il grandi occhi ed il muso corto permettono a questo rettile una visione frontale e binoculare, in grado di misurare molto meglio la distanza di una preda, e questo fa si che la sua vista sia di molto superiore a quella della maggior parte degli altri serpenti.

L’indole, come il Green Mamba, non è per nulla aggressiva e non attaccherà se non è spalle al muro o gravemente provocato.

Il "bite" può apparire come un graffio, piuttosto che forature pulite.

Il veleno è potentissimo, quando morde si potrebbe essere in grossi guai! Il veleno contiene una haemotoxin che blocca il processo di coagulazione del sangue, ma solitamente ad azione ritardata, sicché possono trascorrere ore tra il morso e la comparsa di emorragie che possono coinvolgere organi interni. Contribuisce alla possibilità di una fatalità il fatto che i sintomi a volte si verificano solo dopo 24 ore. Causa la morte dopo 2 - 5 giorni per emorragia interna. Il trattamento con anti-veleno deve essere il più rapido possibile.

Antiveleno: trattamento con monovalente (solo SAVP - South African Vaccine Producers).

 

Twig Snake o serpente ramoscello (genus thelotornis)
Twig Snake o serpente ramoscello (genus thelotornis)

4.bis Il Twig Snake Colubridi

Il Twig Snake o serpente ramoscello (genus thelotornis) è un esile serpente arboricolo.

Vi sono alcune sottospecie:

Thelotornis capensis capensis, è la più nota. È un serpente estremamente esile ed aggraziato, lungo in media 80 o 90 cm, di colore criptico, simile a corteccia, grigio o marrone, screziato, con punti di nero, arancione e rosa. La testa, allungata, a lancia, presenta, superiormente, colore blu pallido o grigio, macchiettato di scuro ed una banda laterale arancio o color mattone. La lingua è arancione o gialla con punte nere alla biforcazione e l’occhio ha pupilla orizzontale a forma di buco di serratura. Abita sia zone di savana arbustiva che di foresta e si nutre, come il Boomslang, principalmente di lucertole arboricole e uccelli di piccole dimensioni.

Thelotornis capensis oatesii, è una sottospecie un po' più grande (fino a 140 cm) con colorazione simile alla precedente.

Thelotornis mossambicanus, di colore più chiaro, tendente al grigio chiaro o addirittura all’arancione.

Thelotornis Kirtlandii, è la specie più grossa, potendo arrivare a 160 cm.

Questi serpenti, oltre che in Botswana, Zimbabwe e Mozambico, sono stati avvistati anche in Kenya.

 

Il veleno di questi serpenti ha azione molto simile a quella del Boomslang ed uguale pericolosità, tuttavia il siero per il Boomslang non è efficace negli avvelenamenti da Twig Snake e la vittima va sottoposta a trasfusioni e terapia sintomatica fino a che l’azione del veleno sia stata smaltita, non esistendo un siero specifico. Anche qui, la morte, nei casi non trattati, sopravviene per gravi emorragie. In caso di morso, tuttavia, l’infortunato ha solitamente il tempo di raggiungere un ospedale attrezzato, poiché anche questo veleno è di solito ad azione lenta.

Non somministrare antiveleni.

 

Il Cobra
Il Cobra

3. Il Cobra Elapidi

Il Cobra è infame in tutto il mondo, e il Kenya è stato dotato di non meno di 4 specie di questo serpente letale, il che rende inevitabile che le interazioni umane con il Cobra siano abbastanza frequenti, specialmente nelle aree rurali. Le specie che si trovano in Kenya sono il Cobra comune o Egiziano e il Cobra di foresta, oltre ai cosiddetti "sputatori".

 

In Africa esistono cobra che hanno le zanne con apertura “anteriore”, in grado di "nebulizzare" il veleno verso il muso o il viso di un potenziale aggressore.

Negli “sputatori” africani, a confronto con le specie asiatiche, questa arma... balistica è più raffinata ed efficace.

Il veleno dei cobra sputatori è, a differenza di quello degli altri cobra, prevalentemente citotossico, come quello di molte vipere, in modo da risultare doloroso ed invalidante se colpisce gli occhi.

Ne consegue che, in caso di morso, anziché paralisi progressiva, si assisterà ad imponenti fenomeni necrotici, con edema, emorragie e gangrene. A differenza dei cobra sputatori dell’Asia, dove, accanto all'azione citotossica, c’è anche un’azione neurotossica, in quelli africani quest’ultima manca o è scarsa.

Tra le specie di Spitting Cobra (Cobra Sputatore) troviano il Cobra sputatore dal collo nero e il Cobra sputatore rosso. La più grande specie di Spitting Cobra è stato trovato in Kenya e misurava 2,70 m. di lunghezza. La nuova specie, chiamata Naja ashei, dal nome di James Ashe che ha fondato la Bio-Ken Snake Farm a Watamu, produce 6,2 millilitri di veleno liquido, che è il tra i più grandi quantità di veleno mai estratti da un serpente in una sola volta. Mentre gli appassionati di fauna selvatica sono stati eccitati da questa scoperta, la gente del posto non ne è stata colpita e volevano solo allontanare il serpente il più lontano possibile dalla loro vita!

Morfologicamente, al Naja ashei manca qualsiasi pigmento rosso, arancione o rosa sotto la gola, e la testa è dello stesso colore marrone-oliva come il resto del corpo.

L'incidenza di incontri umani e cobra sono in aumento a causa di un amore del Cobra egiziano per uccelli e topi domestici, che è davvero una cattiva notizia per gli abitanti di un villaggio. Il veleno del cobra è neurotossico e un morso è fatale se non trattato. Inoltre, lo sputo può causare cecità se colpisce gli occhi e il morso è atrocemente doloroso. Quindi, anche se si tratta di un serpente impressionante e guardarlo posteriormente e visualizzarne il cofano è un vero spettacolo, un incontro con il Cobra si gusta con una parete di vetro tra voi e il serpente.

Cobra comune o Egiziano

I Cobra comuni o Egiziani (naja hajehaje) sono serpenti grandi e robusti, con lunghezze che vanno in media da uno a due metri, ma con punte di tre metri, testa larga e muso smusso. La colorazione è estremamente variabile, dal giallo o crema al nero, passando per marrone, rossiccio, verde oliva, grigio. Spesso la regione del collo presenta una o più bande scure, che divengono ancor più evidenti quando il serpente, irritato, allarga il suo cappuccio.

I cobra non vivono mai nel deserto vero e proprio, pur non disdegnando aree aride o subdesertiche, ma richiedono acqua. Spesso sono numerosi nelle oasi e nei campi coltivati (dove abbondano roditori) ed entrano volentieri nelle case per lo stesso motivo. Sono cacciatori della notte e spesso fanno incursioni devastanti nei pollai.

Per quanto riguarda il loro temperamento sono abbastanza tranquilli e poco aggressivi. Tra le altre cose, questi serpenti sono tra quelli che con più alta frequenza, mordono “asciutto” e spesso addirittura a bocca chiusa, anche se non bisogna mai sottovalutarli. Sono però animali molto curiosi e ben lo sanno gli “incantatori”, che sfruttano tale caratteristica ad arte. Il sollevare la parte anteriore del corpo, allargando il cappuccio “dondolandosi” per seguire i movimenti di chi sta di fronte, è, si, un atteggiamento di attenzione e di minaccia, quando il rettile è sorpreso nel...”wild”, ma, spesso, per un cobra in cattività, abituato alla presenza umana, è espressione di curiosità, ciò non toglie che possa decidere comunque di colpire, se lo si scoccia.

Se si solleva un cobra comune su un normale gancio da serpenti, è uno di quei rettili che più “collaborano”, mostrandosi poco incline a scivolare via... provate un po' con un Black Mamba!

Veleno: il veleno del naja haje contiene potenti neurotossine, e quindi un “full bite” è un’emergenza drammatica. Il veleno è un pò meno potente di quello del Mamba nero, tuttavia rimane letale e può venire inoculato in grande quantità.

A differenza del Mamba, vi è spesso una reazione locale, a volte dolorosa (bruciore) e con tumefazione, ma non causa necrosi. L’azione principale si esplica a livello della placca motrice, con blocco della trasmissione neuro-muscolare e paresi che possono portare ad asfissia.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

 

Cobra di foresta

Il Cobra di foresta (naja melanoleuca) conosciuto anche come "cobra bianco e nero", lungo fino a 270 cm. e più snello della media delle altre specie, predilige le foreste, le piantagioni e le zone densamente alberate.

Sovente di colore giallastro, picchiettato di scuro, non mancano tuttavia forme nere o brune.

È prevalentemente notturno ma di giorno ama scaldarsi al sole. Non è aggressivo e cerca di svignarsela, se possibile, tuttavia, se costretto, solleva la parte anteriore ed allarga un cappuccio molto stretto e non esita a mordere. Il veleno è sovrapponibile a quello del naja haje.

I casi di morso sono comunque rari, sia per gli ambienti che frequenta, sia perché poco nervoso.

Si nutre di batraci, roditori ed altri rettili.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

Cobra sputatore dal collo nero

Il Cobra sputatore dal collo nero (naja nigricollis), è lungo fino a 250 cm, la forma tipica ha colorazione di colore bruno o grigio, con ventre spesso color salmone o giallo crema e nella zona del collo presenta fasce nere di larghezza variabile, che in alcuni esemplari arrivano a ricoprirlo interamente. Riconoscere certi serpenti velenosi e specialmente i cobra, solo dal colore è impresa ardua. Occorre conoscere la loro distribuzione, le caratteristiche fisiche e via dicendo.

Quando il calore diminuisce, il cobra sputatore esce a caccia di prede. Non dimostra preferenze particolari e, a seconda del territorio, si nutre sia di roditori che di anfibi, rettili o uccelli.

Per cacciare, utilizza la tecnica abituale di tutti i cobra: morde la vittima inoculandole il veleno che la uccide prima dell'inizio del processo digestivo. La preda viene inghiottita intera a partire dalla testa, in modo da facilitare il passaggio del corpo lungo l'apparato digerente. La digestione del pasto è piuttosto lenta e, a seconda delle dimensioni della preda inghiottita, il serpente può trascorrere molto tempo senza uscire di nuovo per cacciare.

Ama le zone sassose con molti crepacci, i termitai e le tane di altri animali. A differenza di altri sputatori, può “sparare” il veleno anche senza sollevare la parte anteriore del corpo e, spesso, addirittura dal buco o crepaccio in cui si è nascosto, insomma una sorta di... sniper (cecchino).

L’azione neurotossica è presente ma scarsa, mentre gravissima quella citotossica, con possibili gangrene e complicanze fatali. È un rettile potenzialmente mortale.

Ha dieta molto varia ed è molto adattabile e quindi una specie... di successo.

L'accoppiamento ha luogo alla fine dell'inverno o all'inizio della primavera, quando la femmina emette un feromone che attira i maschi dei dintorni. Ha inizio così un corteggiamento che termina con la copula. Dai 90 ai 100 giorni dopo, la femmina sceglie una cavità con una temperatura adatta e depone uova di colore bianco in numero variabile da 10 a 24. Terminata la deposizione, la femmina non presta alcuna cura parentale e si disinteressa completamente della discendenza.

Il periodo di incubazione dura circa due mesi, al termine dei quali nascono dei piccoli che misurano tra i 20 e i 25 cm e si disperdono rapidamente in cerca di un territorio in cui stabilirsi.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

Cobra sputatore rosso

Il Cobra sputatore rosso (Naja pallida) è un serpente di dimensioni medie, la cui lunghezza massima va dai 70 ai 120 cm.

Il colore della pelle è prevalentemente rosso ma negli esemplari adulti va dal rosso al grigio. Di solito sono lunghi 1 m, ma esistono esemplari che raggiungono 1,5 m.

Questo serpente vive abitualmente nelle zone desertiche. Spesso si spinge anche in aree coltivate, alla ricerca di cibo.

Quando si sente minacciato solleva la parte anteriore del corpo ed estende le nervature del collo in modo da assumere un aspetto minaccioso. Inoltre se l' intruso si trova a distanza ravvicinata, il serpente forza il veleno attraverso piccole aperture fra i denti e lo nebulizza nell'aria fino ad una distanza di 2 m: il veleno sputato può provocare cecità permanente.

Il cobra sputatore rosso si nutre prevalentemente di rettili, uccelli e roditori. Per cacciare morde la vittima inoculandole il veleno, che la uccide prima dell'inizio del processo digestivo. La preda viene inghiottita intera a partire dalla testa, in modo da facilitare il passaggio del corpo lungo l'apparato digerente. La digestione è piuttosto lenta e, a seconda delle dimensioni della preda inghiottita, il serpente può trascorrere molto tempo senza uscire di nuovo per cacciare.

Il cobra sputatore rosso è oviparo. Le femmine depongono da 10 a 15 uova in tane o fra materiale in fermentazione.

Non esiste un antiveleno specifico per questo serpente, ma l'antiveleno per il nigricollis sembra essere efficace.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

Black Mamba (dendroaspis polylepis)
Black Mamba (dendroaspis polylepis)

2. Il Black Mamba Elapidi

So che vi state chiedendo perché il Black Mamba (dendroaspis polylepis), uno dei serpenti più noti al mondo è stato declassato al numero 2.

Il re degli avvelenatori, con un tasso di letalità, nei casi non trattati, che è praticamente del 100%, caso pressoché unico (se si eccettua il taipan, che lo segue a ruota), sia per il fatto che rarissimamente morde senza inoculare, sia per l’abitudine a mordere più di una volta, sia, ancora, per la potenza del veleno e per la dose che inietta. Ed essendo il serpente più velenoso in Africa, il serpente più veloce e probabilmente il più cattivo serpente nel mondo e anche il detentore del secondo posto, quanto a lunghezza, tra i serpenti velenosi, con misure medie tra i due ed i tre metri e mezzo (ma può arrivare a 430 cm.), questi fattori hanno giustamente assicurato che il Black Mamba sia uno dei serpenti più rispettati e temuti in Africa.

Ma il Black Mamba è in realtà abbastanza timido e riservato, solo quando si trova con le spalle al muro o ci si pone di fronte, reagirà con incredibile aggressività, spesso colpendo ripetutamente! La ragione per cui questo serpente lo si pone così vicino alla cima della lista è a causa di un aumento dell'invasione umana in natura, il che significa che gli incontri umani con il Black Mamba sono in aumento.

 

Il colore a volte scurissimo del serpente è probabilmente dovuto all'età, in quanto il Black Mamba non è quasi mai nero. Solitamente è grigio, grigio-verde, a volte color canna di fucile, ma il nome gli deriva dall'interno della bocca, nero come l’inferno, che l’animale mostra, come efficace avvertimento, quando minaccia.

Ha lo stomaco quasi bianco e macchie scure verso la coda. Capo lungo, occhio scuro, bocca ben visibile e sorridente".

Preferisce la savana, evitando la vera foresta, ed è presente in buona parte dell’Africa meridionale, escluse le zone desertiche.

Animale territoriale, è abitudinario e usa per molti anni o anche per tutta la vita lo stesso rifugio,che può essere un termitaio, un tronco cavo, una tana di oritteropo, un crepaccio, e frequenta, se non disturbato, sempre lo stesso posto, per i suoi bagni di sole.

È diurno e caccia attivamente soprattutto animali a sangue caldo: roditori ed uccelli e, essendo rapido e nervoso, è difficile avvicinarlo. Il più delle volte, si dilegua già ad una distanza di trenta o quaranta metri, quando avverte le vibrazioni di qualcuno che si avvicina, e ciò rende conto della relativa rarità dei morsi. Il rischio grosso è quando uno di questi elapidi si sia scelto come rifugio un capanno per gli attrezzi o un casotto del generatore o per la pompa. In tal caso, il "farmer" che entri mentre lui è in casa, verrà attaccato selvaggiamente spesso morso ripetutamente.

Nel bush, se si è scalognati, un attacco può verificarsi in due situazioni: quando si passi inavvertitamente tra il rettile ed il suo “buco” e lui non abbia avvertito per tempo l’approssimarsi dell’intruso, oppure quando, accortosi dell’arrivo di qualcuno, il Mamba si sia rifugiato su di un cespuglio o una bassa pianta. Per questo motivo, nel bush, occorre alternare l’attenzione tra il terreno dove si posano i piedi ed i rami dei cespugli che si attraversano... un morso in faccia è la prima cosa che tutti vogliono evitare! Nelle zone di savana il Black Mamba può trovarsi sugli alberi o tra le rocce. Può muoversi sul terreno con la testa sollevata in alto.

Il veleno del Mamba nero è neurotossico e pare agire sia a livello postsinaptico (azione simile al curaro), sia a livello presinaptico, grazie alle dendrotossine che bloccano i canali del potassio. Inoltre contiene delle cardiotossine che agiscono sul cuore. È mortale, per l’uomo, nella dose di 14 mg. e può inocularne oltre 150 con un morso.

Una volta morso, gli effetti delle neurotossine nel veleno possono essere visti in pochi minuti e la morte può verificarsi in un breve lasso di tempo a meno che l'anti-veleno non venga somministrato tempestivamente.

I sintomi del veleno: formicolio della pelle, dolore alle articolazioni (soprattutto alle mascelle), sudorazione fredda, dilatazione delle pupille, qualche gonfiore, irrequietezza, ptosi, ecc. L'insorgenza di sintomi può essere molto rapida.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

 

Puff Adder (bitis arietans) o Vipera soffiante
Puff Adder (bitis arietans) o Vipera soffiante

1. La Puff Adder Viperidi

La Puff Adder (bitis arietans) o Vipera soffiante, (Poff Adder in Afrikaans), è un massiccio viperide dal carattere particolarmente truculento, che misura in media dai 90 cm. al metro e venti, ma che in certe zone dell’Africa Orientale può arrivare a ben 180 cm, con zanne di tre centimetri di lunghezza, dei veri e propri aghi da iniezione.

Il corpo è tozzo e massiccio, con coda ben distinta, coperto di squame carenate e la testa, distinta dal collo, è larga, con occhio a pupilla verticale posto molto in avanti, vicino all'apice del muso.

Il colore è oltremodo variabile: la tinta di fondo spazia dal nero al rosso mattone, attraverso a tutte le sfumature di marrone, grigio e giallo, con macchie regolari disposte in un motivo che pare il battistrada di un camion o di un trattore. Esistono esemplari di colore uniforme, con una semplice linea scura sul dorso, disposta longitudinalmente, mentre altri hanno vivaci alternanze di nero e di verde.

Sono molto adattabili, quanto ad habitat, evitando solo zone di vero e proprio deserto e la foresta. Si dice che siano assenti anche dalle montagne di una certa altezza, tuttavia sono state trovate anche a 1700 metri di quota.

Come il pitone e la vipera del Gabon generalmente si sposta in linea retta, con movimento “da bruco”, lasciando una caratteristica traccia rettilinea, ma se deve porsi in salvo passa al classico movimento serpeggiante.

Animale preferenzialmente notturno, viene incontrata tuttavia anche di giorno, specie nella stagione delle piogge. Tende anche a crogiolarsi al sole, e spesso sceglie di farlo nel bel mezzo di sentieri ben trafficati. È anche molto lenta, e non si preoccupa di allontanarsi quando avverte movimenti, ma piuttosto sembra avere la volontà specifica per attaccare gli utenti incauti del sentiero, e colpisce con velocità per poi ritirarsi e prepararsi a colpire una seconda volta.

La Puff Adder caccia all'agguato, fidando su immobilità e mimetismo, e questo la rende pericolosa, perché, all'approssimarsi di un estraneo, si immobilizza ed è facile calpestarla o posarle un piede vicino. In queste occasioni può o meno avvertire con un soffio sonoro, che pare quello di una gomma che si sgonfia, assumendo una posizione pronta a colpire, come la molla di un orologio. La testa viene arretrata sul collo, atteggiato ad esse, un po' rialzata e generalmente con l’apice del muso rivolto obliquamente verso il basso, e, da questa posizione, scatta in avanti con una velocità stupefacente, mentre l’ampia bocca si spalanca a protendere le zanne quasi orizzontalmente in avanti. Il morso non viene solitamente inferto molto in alto, per cui dei robusti scarponcini a collo alto sono spesso una protezione sufficiente, ma chi gira a piedi nudi o con calzature basse o “da tennis” è a serio rischio, ed anche pedule alte ma di tela possono essere penetrate dalle lunghe zanne velenifere.

Le sue abitudini, temperamento, grande diffusione, rendono conto del fatto che è il serpente che causa, almeno in Africa Australe, il maggior numero di avvelenamenti seri o mortali, anche se solo una percentuale dei morsi inocula dosi significative di veleno.

Il veleno è prevalentemente citotossico e causa edema imponente, necrosi e gangrene, accompagnate da dolori atroci, il che significa che distrugge il tessuto, con necrosi intorno al morso. Se non trattato, il morso è fatale e questo può portare all'amputazione dell'arto interessato. Oltre ai brutti effetti, il morso è anche atrocemente doloroso. Compaiono anche emorragie ma l’azione sulla coagulazione non è così importante come nei morsi di Echide**.

Anche in casi di avvelenamento “parziale”, in cui il rettile non inietta una dose letale ma comunque sufficiente, è frequente la perdita di un dito o di una mano, se il trattamento non è corretto e tempestivo. Dalle statistiche, su 100 casi di morso si ha una mortalità media del 5%-10% e la morte può intervenire per shock dovuto all'imponente perdita di liquidi, per blocco renale da riassorbimento di sostanze tossiche o per shock cardiaco o infezioni intercorrenti che complicano una necrosi. Il caso a tutti noto e comparso nel film “sognavo l’Africa”, di quel ragazzo appassionato di serpenti che morì in pochi minuti dopo il morso di una bitis arietans, fa pensare ad uno shock anafilattico: forse, trattandosi di persona che maneggiava serpenti, era già stato morso precedentemente e si era allergizzato, e comunque, nella stragrande maggioranza dei casi, un eventuale decesso non si verificherebbe così in fretta.

Il siero polivalente è efficace sul morso di bitis arietans ma va somministrato solo nei casi ove compaiano sintomi di avvelenamento e preferibilmente una volta raggiunto un ospedale.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

 

La Puff Adder, che è responsabile per il più alto tasso di morti per morso di serpente in Kenya, si attesta ad un meritato numero 1.

 

** Echide delle piramidi (Echis pyramidum), presente anche in Kenya, ed in particolare lungo il fiume Tana.

 

Vipera del Gabon (bitis gabonica)
Vipera del Gabon (bitis gabonica)

1. bis Vipera del Gabon Viperidi

La Vipera del Gabon (Bitis gabonica), oltre a finire nella classifica degli animali più pericolosi d’Africa, ha un altro primato: è il serpente dal morso più doloroso al mondo. Il morso della vipera distrugge i vasi sanguigni e il tessuto muscolare della vittima mentre il veleno ne causa la morte.
La Bitis Gabonica vive principalmente nelle foreste pluviali dell'Africa equatoriale, in tutto il bacino del fiume Congo, nel Gabon, nella zona dei grandi laghi, in Tanzania e Uganda. In Kenya la si può rintracciare nella zona occidentale del Paese, dove è possibile imbattersi in qualche esemplare a ridosso della Mau Forest, Mount Kenya e Aberdares Mountains.
Di norma vive a bassa quota, ma non è raro trovarla pure a quote superiori ai millecinquecento-duemila metri di altitudine, mimetizzata nel fogliame. Abita a stretto contatto con la vipera soffiante e adora le piantagioni di caffè e cacao. Spesso si nasconde anche nelle piantagioni di anacardi e nei terreni agricoli sotto i cespugli, ma non disdegna neppure le zone paludose e non è difficile scorgerla nei pressi di pozze d'acqua, come non è raro incontrarla di notte, mentre trascina il suo tozzo corpo, su un sentiero poco illuminato.

Si tratta di una vipera massiccia, con una grande testa triangolare distinta dal corpo, che raggiunge dimensioni incredibili. All'apice del muso vi sono due modesti rilievi arrotondati, le narici sono aperte in alto e in fuori e l'occhio ha la pupilla verticale.
Il corpo, che negli esemplari dell'Africa equatoriale può arrivare a misurare due metri di lunghezza e pesare dagli otto ai dieci chilogrammi a digiuno (le femmine sono più grandi dei maschi e si riconoscono dalla coda molto più corta), raggiunge circonferenze considerevoli, fino a 40 cm e oltre che conferisce all'insieme un aspetto pesante e tozzo.
La colorazione è tra le più belle del regno animale (non per altro gli indigeni la chiamano "la morte vestita a festa") e la fa assomigliare a un tappeto persiano: una serie di disegni geometrici spiccano su di un fondo che può essere di una varietà di tinte che varia dal color crema al color castagna, dal beige al marrone, sino al rosso-mattone. Lungo il dorso spiccano dei disegni rettangolari, generalmente chiari, collegati tra loro da figure scure a clessidra, mentre sui lati vi sono disegni triangolari ad apice superiore.
La testa, simile a una grossa foglia, è beige nella parte superiore, con una linea scura che, come una scriminatura, la percorre longitudinalmente, mentre lateralmente spicca una macchia scura triangolare, il cui apice spesso coincide con l'occhio, che è color arancio oppure grigio metallico, con pupilla verticale.
La riproduzione è ovovivipara e in certi casi possono essere partoriti fino a sessanta piccoli in una volta. Piccoli che misurano, alla nascita, 25-30 cm, e pesano dai 25 ai 45 grammi l'uno. La femmina partorisce a intervalli di due o tre anni, ma la scarsa frequenza è compensata dal numero, anche se la mortalità infantile è elevata. Durante il periodo della riproduzione i maschi sono soliti combattere tra loro per accoppiarsi con le femmine. I combattimenti possono protrarsi anche per un'intera settimana e in questo periodo i rettili sono talmente eccitati che sono del tutto incuranti a ciò che succede attorno a loro.
La locomozione normale di questo serpente, al pari di alcuni altri viperidi tozzi e pesanti e del pitone, è quella detta "da bruco". Il serpente procede lentamente e in linea retta, grazie alla contrazione dei muscoli ventrali, lasciando una traccia rettilinea. Tuttavia, se spaventato o di fretta, è in grado di procedere con i classici movimenti serpeggianti, lasciando una traccia ondulata.
Un esemplare in cattività può oltrepassare i vent'anni di vita.
In Uganda, con la sua carne, si cucina una zuppa che è ritenuta una prelibatezza.

Soprattutto crepuscolare e notturna, la Vipera del Gabon è un serpente apparentemente placido e letargico, grasso e indolente, ma in realtà la sua tecnica di caccia si basa proprio sull'immobilità e sul mimetismo. Di solito si nutre di topi, rane, ratti e uccelli, e aspetta che la preda, ignara, passi a tiro per azzannarla a una velocità di 85 chilometri orari.
Quando morde, il movimento della testa è rapidissimo, la bocca si spalanca quasi a 180 gradi e le zanne velenifere, le più lunghe del regno dei serpenti (possono arrivare a misurare negli esemplari grandi, fino a cinque centimetri e mezzo), si protendono quasi orizzontalmente in avanti, conficcandosi a fondo nel corpo della preda, inoculando il veleno in quantità tali da ucciderla istantaneamente o nel giro di pochi minuti.
A differenza delle altre vipere, il più delle volte, non molla la preda, sino a quando l'effetto letale non ha raggiunto il suo scopo, ma nel caso di prede più grosse, come scimmie, genette, manguste o piccole gazzelle, può rilasciarle e rimanere attiva nei due o tre minuti successivi necessari per rintracciare, utilizzando la lingua bifida e gli organi di Jacobson, la scia velenosa della vittima.
La preda viene quindi completamente ingerita, partendo sempre dalla testa, aiutandosi con le mandibole e con i denti che la spingono all'interno della bocca.
Ora, il veleno, citotossico, non ha solo la funzione di uccidere la preda, ma inizia in pratica a digerirla prima ancora che venga inghiottita. I potenti enzimi che lo compongono iniziano a disgregarne i tessuti molto in fretta e ciò ne facilita la digestione da parte dei potenti succhi gastrici.

La Vipera del Gabon è un rettile che si mostra pigro e mansueto. In alcuni villaggi africani, sono stati visti dei ragazzini afferrarlo per la coda e trascinarlo sul terreno senza paura. Gli stessi cacciatori che lo catturano come fonte di cibo l'afferrano a mani nude senza tanti problemi, visto che il peso stesso dell'animale gli impedisce di inarcarsi e colpire come le vipere più piccole.

Ma si tratta di un rettile con l'apparato velenifero tra i più efficienti in assoluto e bisogna stare attenti. Molto attenti, perché le sue reazioni potrebbero essere imprevedibili. È molto riluttante a mordere. Potrebbe capitare addirittura di calpestarlo senza scatenare nel rettile una reazione improvvisa, ma se per caso dovesse mordervi il cielo vi aiuti.
Se questo splendido animale dovesse azzannarvi in un luogo disperso e nascosto magari in una fitta giungla pluviale la vostra fine è segnata, anche in tempi brevissimi. La morte per uno shock ipovolemico, causato da un brusco abbassamento della massa sanguigna circolante, non è esclusa: basta che il morso intacchi una vena per salutare la nostra valle di lacrime in pochi minuti.
Se così non succede non pensate di stare meglio. Il morso è doloroso, molto doloroso e le conseguenze lo sono ancora di più.
L'effetto citotossico del veleno comincia subito a danneggiare il tessuto cellulare vicino alla ferita e il dolore che lo accompagna è atroce. La zona colpita dal morso si gonfia e potrebbe anche succedere che una delle zanne velenifere, spezzata durante l'attacco, sia ancora dentro la vostra carne. E fa sempre più male. Esperti sostengono che non ci sia un altro serpente al mondo in grado di provocare tali sofferenze con un morso. Intanto, vicino al punto dove siete stati morsi si formano delle vesciche e iniziano a comparire delle emorragie al naso e alla bocca, sebbene l'azione sulla coagulazione non è così importante come nei morsi di altri viperidi. Però bisogna intervenire al più presto. L'ideale sarebbe fare una trasfusione di sangue: il metodo migliore per impedire danni alle reni e agli altri organi interni nel caso si dovesse sopravvivere.
Ma se le ore passano, e di ospedali nelle vicinanze non ce ne sono, la situazione diventa sempre più drammatica. Adesso non riuscite più a coordinare i vostri movimenti. Barcollate come un ubriaco e non avete più la possibilità di controllare le vostre funzioni biologiche. Vi urinate e defecate addosso. Anche la lingua e le palpebre diventano pesanti. Iniziate a vomitare sangue, mentre la parte investita dalla necrosi diventa sempre più vasta: probabilmente in un centro medico interverrebbero con un'escissione e ancora più drasticamente con l'amputazione dell'arto danneggiato. Trascorse dalle sei alle dodici ore dal morso la vostra bocca è come se fosse sotto anestesia e gli occhi si chiudono da soli. Vi manca l'aria e ogni respiro si fa sempre più difficile. Alla fine il vostro corpo non ha più la forza di lottare e, con la perdita di coscienza che ne consegue, ha luogo la vostra morte.

Consigli di sopravvivenza
Vista la zona di diffusione del rettile evitare di ricorrere all'intervento di stregoni locali.
La ferita non deve essere manipolata. Non bisogna lavarla né pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l'ospedale se non si è riusciti ad identificare con certezza il rettile.
Non dobbiamo neppure incidere la ferita e succhiare il veleno. L'incisione rischia di aumentare il contatto tra il veleno e il sangue o i sistemi linfatici. La suzione inoltre è pericolosissima per il soccorritore: basta una piccola lesione, carie o screpolatura per contrarre il veleno.
È necessario rallentare la circolazione del sangue ed evitare il più possibile i movimenti. L'ideale consiste nell'effettuare un bendaggio compressivo di tutto l'arto leso, con sua completa immobilizzazione. Occorre un rotolo di benda piuttosto spessa e larga (5-10 cm.), meglio se elastica. Si parte a fasciare l'arto iniziando dall'estremità e continuando fino alla radice dell'arto. Non è necessario stringere molto la benda in quanto l'effetto che si vuole ottenere è fermare la circolazione linfatica. Si può stringere come se si dovesse immobilizzare una caviglia dopo una distorsione. A questo punto è altrettanto importante steccare l'arto per immobilizzarlo. Non usiamo lacci emostatici. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche. Niente amputazioni artigianali o ghiaccio. La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possibile. L'importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno nel suo lavoro. Se siamo noi i feriti, muoviamoci con la massima calma e cercando di muovere meno possibile l'arto o la parte colpita. Soprattutto, però, non perdiamo la calma e possibilmente non cediamo al sonno.

Una Vipera del Gabon può contenere nelle ghiandole sino a 600 mg di veleno e nel caso il serpente dovesse inoculare tutto quello in suo possesso, sarebbe in grado di uccidere dieci persone con un singolo morso.
L'azione del veleno è citotossica e agisce sulle cellule, distruggendole e provocando vaste necrosi e gangrene. È presente anche un'azione emotossica che agisce sulla coagulazione del sangue, sulle piastrine, e sul sistema enzimatico fibrinolitico.
Il veleno in sé è costituito da 35 proteine appartenenti a 12 famiglie di tossine. Le più importanti delle quali sono: la sono serina proteasi, la metalloproteinasi, la lectina e la bitiscystatinna.
Antiveleno: trattamento con siero polivalente, ma inoculato per via endovena, in quanto, per via intramuscolare, l'assorbimento richiede molto tempo.

La Vipera Nasicorne

La Vipera Nasicorne o Rinoceronte (Bitis nasicornis) contende alla Gabonica il "premio di bellezza", ma non raggiunge le sue dimensioni.

La testa, di colore blu o grigio-azzurro, con un segno scuro a forma di lancia, è un po' più stretta di quella della Gaboon Adder (Bitis gabonica), con un muso che ostenta una sorta di doppio corno, costituito da squame modificate. Il corpo è tozzo, con coda ben distinta e corta, specie nelle femmine, e presenta una colorazione che parrebbe brillante, ma che, nel suo ambiente forestale, la mimetizza alla perfezione. Una serie di disegni geometrici azzurri, tagliati e contornati da linee gialle o marroni, si estende fino alla coda, affiancata, sui lati, da triangoli rossastri e grigi... "una bellezza"!.

Notturna e placida anche se non come la Gabonica, ama la foresta e le zone vicine alle paludi.

È diffusa specialmente in Uganda e Kenya occidentale. Il veleno è simile a quello del Puff Adder, citotossico e necrotizzante, ma può venire inoculato ancora più profondamente e soprattutto in quantità ben maggiori (600 mg), per cui, se non si tratta di un "dry bite", uno shock cardiaco o ipovolemico può subentrare ben più rapidamente. I morsi sono molto rari, fortunatamente.

Antiveleno: trattamento con polivalente.

La Vipera delle Piramidi

La Vipera delle Piramidi (Echis pyramidum) è una specie velenosa endemica del nord-est dell'Africa e della penisola araba. Il nome specifico, pyramidum, si riferisce alle piramidi egizie. Altri nomi comuni: Vipera del tappeto dell'Africa nord-orientale, Vipera egiziana dalle scaglie di sega, Vipera egiziana, Vipera del tappeto di Geoffroy. La lunghezza totale media (corpo + coda) è di 30–60 cm con una lunghezza totale massima di 85 cm (forse leggermente di più).
Si trova nel nord dell'Egitto, nel Sudan centrale, in Eritrea, in Etiopia, a Gibuti, in Somalia e nel Kenya settentrionale, ed in particolare lungo il fiume Tana. Questa specie, insieme alla strettamente imparentata Echis ocellatus (entrambe le specie di vipera del tappeto ) causa la maggior parte dei casi di morte per morsi di serpente nel mondo.

Antiveleno: sono disponibili due antiveleni per contrastare i morsi di serpente di questa specie: Polyvalent Anti-Viper Venom di VACSERA in Egitto e SAIMR Echis Antivenom prodotto da South African Vaccine Producers.

La Vipera del Monte Kenya

La Vipera del Monte Kenya (Atheris desaixi) è una specie velenosa endemica del Kenya. È nota per la sua sorprendente colorazione nera e gialla.
Misura in media 40-60 cm di lunghezza totale (corpo + coda), con una lunghezza totale massima di 70 cm. I neonati misurano 17-22 cm di lunghezza totale. Gli occhi sono ben posizionati in avanti. Il colore è costituito da un fondo da nero-verdastro a nero carbone, mentre ogni scaglia ha una punta gialla o verde giallastra, che conferisce all'animale un aspetto maculato. Alcune scaglie hanno questo colore accentuato e formano una serie di anelli lungo i lati del corpo. Questi anelli possono fondersi in motivi a zigzag posteriormente, svanendo di nuovo sulla coda. Anteriormente, il ventre è giallo o giallastro, sfumando verso un nero-violaceo verso la parte posteriore e sotto la coda, ad eccezione della punta che è macchiata di giallo. I giovani sono principalmente gialli con una coda bianca.
Sono note due popolazioni isolate: nelle foreste di Chuka, a sud-est del Monte Kenya e Igembe nella catena del Nyambeni settentrionale. Esemplari di questa specie sono stati trovati in una fitta foresta pluviale a 1.600 m, in radure e lungo sentieri nel fitto fogliame a circa 2 m dal suolo. La colorazione offre loro un eccellente mimetismo, rendendoli molto difficili da individuare.
Del loro comportamento si sa molto poco. Sono ovviamente arboree, si muovono lentamente e deliberatamente tra i rami del loro habitat come fanno le altre specie Atheris. Predano anfibi, roditori e piccoli uccelli.
Il morso crea gonfiore e dolore significativi, ma non si conosce quale antiveleno possa avere effettivamente efficacia. Tuttavia, poiché questi serpenti sono relativamente grandi (per Atheris) e il loro veleno è noto per contenere potenti anticoagulanti, un morso dovrebbe essere preso sul serio. Una scarsa coagulazione può anche richiedere trasfusioni di sangue.
Antiveleno: il trattamento con siero polivalente è probabilmente efficace.

La Vipera ispida

La Vipera ispida, dalle scaglie ruvide o spinosa (Atheris hispida) è una specie velenosa endemica dell'Africa centrale e orientale. È nota per le sue squame dorsali estremamente irte che le conferiscono un aspetto ispido.
I maschi di questa specie raggiungono la lunghezza totale massima di 73 cm: corpo 58 cm, coda 15 cm. Le femmine crescono fino a una lunghezza totale massima di 58 cm. I maschi sono sorprendentemente lunghi e snelli rispetto alle femmine.
La testa ha un muso corto, più nei maschi che nelle femmine. Gli occhi sono grandi e circondati da 9–16 scaglie circo-orbitali. Le orbite sono separate da 7–9 scaglie. Le narici sono a fessura e separate dagli occhi da due scaglie. Gli occhi e le scaglie sopralabiali sono separate da una singola fila di scaglie. Le sopralabiali sono 7-10, di cui la quarta è allargata. Il corpo è coperto da scaglie allungate e molto ispide, dando a questo animale un peculiare aspetto "arruffato". Le scaglie attorno a testa e collo sono le più lunghe, accorciandosi posteriormente. Al centro del corpo, le scaglie dorsali sono organizzate in 15–19 file. Ci sono 149–166 scaglie ventrali e 35–64 sottocaudali. La scaglia anale è singola.
È diffusa nella Repubblica Democratica del Congo settentrionale e orientale, Uganda sudoccidentale, Kenya occidentale e Tanzania nord - occidentale. In Kenya, in particolare, si trova nella foresta di Kakamega.
Capace di arrampicarsi su canne e steli, questa specie si trova spesso crogiolarsi sopra i fiori e le foglie terminali. È per lo più notturna. Si nutre di mammiferi, rane, lucertole e talvolta uccelli. A volte scende a terra per cacciare mammiferi più grandi. Le femmine danno alla luce a fino 12 nascituri alla volta in modo oviviparo. I neonati misurano circa 15 cm. di lunghezza totale.
Non si sa molto sul loro veleno tranne che è principalmente neurotossica. Oltre alle neurotossine, esse portano anche citotossine e fasciculine. La tossicità di singoli campioni all'interno della stessa specie può variare notevolmente in base a diversi fattori, compresa la regione geografica. Anche il tempo e l'altitudine possono influenzare la tossicità. Un morso può essere fatale per gli esseri umani senza accesso a cure di primo soccorso e successivo antidoto. Fino a poco tempo fa, il loro veleno è stato spesso considerato meno tossico di quello di molte altre specie, forse perché i morsi sono rari, ma si è scoperto che non è così. Ci sono ora numerosi rapporti di morsi che hanno portato ad una grave emorragia di organi interni.

La Vipera verde

La Vipera verde o arborea (Atheris squamigera), "Green Bush Viper" in inglese, è una vipera velenosa della famiglia dei Viperidi (Viperidae) endemica dell'Africa occidentale e centrale. È lunga fino a 60 cm, con squame fortemente carenate e coda prensile che denuncia la sua predilezione per i rami dei cespugli. È di solito di un bel verde, con bande trasversali gialle e si trova in Uganda e Kenya occidentale, in zone di foresta e foresta montana. Veleno verosimilmente citotossico. Anche se non sono al corrente di casi mortali, non si può escludere a priori che possa, a volte, uccidere.

La Vipera degli Aberdare

Vipera degli Aberdare (Vipera hindii). Limitata alle alte quote, sopra i 2500 metri, sulla catena Aberdare e sul monte Kenya, questa piccola vipera, dal brutto carattere, ha testa triangolare, corpo robusto e coda corta. Le squame sono carenate, conferendole un aspetto “ruvido” ed il corpo è grigio, con quattro file longitudinali di disegni romboidali. Ha un veleno emotossico e citotossico.

La Vipera Cornuta del Kenya

La Vipera Cornuta del Kenya (Bitis worthingtoni) è una specie velenosa endemica della Rift Valley del Kenya. Grigia, con una fila dorsale di macchie triangolari o a forma di rombi. Anche questa è un’alpinista ed ama le alte quote. È infatti limitata all'alta Rift Valley centrale del Kenya ad altitudini superiori a 1.500 metri, la località tipo è la "riva del lago Naivasha".

Il Taita Hills lucido viola

Il Taita Hills lucido viola (Amblyodipsas teitana) è un serpente velenoso della famiglia dei Lamprofidi (Lamprophiidae) endemico delle colline Taita in Kenya. Serpente di piccola lunghezza, dal corpo cilindrico, con una coda molto corta che termina con una punta arrotondata. Può crescere fino ad un massimo di 0,43 metri. La testa è piccola e indistinta dal collo con un muso ottuso. Gli occhi sono di dimensioni molto piccole con pupille rotonde. Le squame dorsali sono lisce senza cavità apicali. L'elevazione dell'habitat è di circa 1150 metri nella foresta umida. Presumibilmente si nutre di serpenti e altri rettili scavatori.

 

ATRATTASPIDI o VIPERE SCAVATRICI o STILETTO SNAKES

Presenti in tutta l’Africa, hanno la caratteristica forma a lombrico, con testa e coda poco o punto distinte, e questo, unito alla colorazione spesso anonima, può indurre a crederli serpenti innocui, come lo sono la gran parte delle specie scavatrici. Per cui... occhio alla penna!.

In Kenya, comunque, pare non esistono specie velenose come in altre parti dell'Africa.


Il Pitone delle rocce africano (Python sebae)
Il Pitone delle rocce africano (Python sebae)

Il Pitone delle rocce africano Pitoni

Non ho potuto resistere dal comprendere questo serpente nella lista!

Il Pitone delle rocce africano o Pitone di Seba (Python sebae). È il più grande serpente in Africa, il terzo più grande del mondo, e meritevole di una menzione. Misura in media dai 3 ai 4 m ed eccezionalmente 5,5 m. Il diametro del tronco può raggiungere i 25-30 centimetri, ma nonostante la mole il suo aspetto risulta più leggero rispetto a quello di altri grandi pitoni. Il colore dominante del corpo è bruno, ma le tonalità sono molto variabili e può tendere quasi al nero. Il dorso è maculato, e i disegni irregolari sono solitamente bruno scuri contornati di giallo.
I Pitoni sono ovipari. Questo li distingue dalla famiglia dei Boidi, che sono invece ovovivipari. La femmina depone 30 – 40 uova, ma sono stati notati casi in cui le uova deposte erano circa un centinaio. La cova dura un paio di mesi, al termine dei quali vengono alla luce piccoli pitoni lunghi circa 60 centimetri. Nella zona subsahariana dove è diffuso, il pitone di Seba predilige zone aperte ma dotate di vegetazione e foreste. Tende anche a frequentare habitat dotati di corsi d'acqua, dove si dimostra un buon nuotatore e può rimanere immerso anche per parecchio tempo.
Non è affatto velenoso e non caccia l'uomo, ma l'incontro con uno di questi esemplari sarà comunque un'esperienza memorabile.
Il Python uccide la sua preda per strangolamento o soffocamento, e poi inghiotte tutto. È noto per essere una specie di cattivo umore, e morderà con grande aggressività, se messo con le spalle al muro o provocato.
Di solito si nutre di piccoli mammiferi e rettili, ma è anche conosciuto per uccidere i bambini e, occasionalmente, gli esseri umani adulti. Grazie all'articolazione elastica della mandibola e ad altre particolari caratteristiche anatomiche, è in grado di ingerire prede notevolmente più grandi di lui come coccodrilli, maiali, conigli, scimmie, capre, facoceri, gazzelle e perfino di felini. Dopo un pasto costituito ad esempio da un'antilope, il pitone rimane inattivo per svariate settimane, durante le quali si svolge la digestione. Anche a processo completato, però, questo serpente può ancora digiunare per alcune settimane, senza che vi siano variazioni di peso.
Si tratta di un serpente molto attraente, con belle marcature ed è molto ammirato dagli appassionati di serpenti, ma fate attenzione a mantenere la distanza di sicurezza!

Video Safari nei pressi del fiume Galana: Pitone, Cobra Egiziano, Vipera soffiante.


Antiveleni serpenti
Antiveleni serpenti

 

Antiveleni.

L'antiveleno è un prodotto biologico che viene creato per curare i morsi velenosi e punture di animali velenosi.

Anche se quello per serpenti è il più famoso, l'antiveleno è stato realizzato con successo anche per curare morsi di ragno, punture di scorpione e attacchi di meduse.

 

 

 

 

 

L'antiveleno può essere diviso in due tipi:

Monovalente, utile solo per trattare il morso di una specie specifica.

Polivalente, può essere utilizzato per il trattamento di morsi o punture di specie diverse.

Ad esempio, se non vi è alcun antiveleno specifico, dovrà essere utilizzato un antiveleno polivalente.

 

L'antiveleno è creato estraendo il veleno dall'animale il cui morso deve essere trattato. Nei serpenti si tratta di un processo noto come la "mungitura". Ad un altro animale, come una pecora, un coniglio o un cavallo, verrà iniettato da 1/10 a 1/100 di una dose letale di veleno. Nell'arco di diverse settimane, all'animale viene iniettata una dose in quantità sempre crescente di veleno finché potrà gestire comodamente una dose che sarà diverse volte maggiore della dose letale iniziale.

Poi il sangue verrà prelevato dall'animale e centrifugato, al che verranno separate le cellule bianche del sangue dai globuli rossi. I globuli bianchi contengono potenti anticorpi che combattono gli effetti del veleno e costituiscono l'antiveleno usato negli ospedali.

Gli antiveleni devono essere somministrati al paziente appena possibile dopo un morso. In caso di morsi di serpente, l' antiveleno dovrebbe idealmente essere somministrato entro 4-5 ore.

 

Il prezzo del siero non è cosi catastrofico come si pensa. Il polivalente che copre quasi tutte le specie africane costa circa 100 $ a fiala. Per un morso moderatamente serio servono 5-7 fiale. Costa ancora meno il polivalente asiatico per i 4 big (Naja, Echis, Bungarus, Daboia). Costo 12-20 $ a fiala. 10 -12 fiale sono sufficienti quasi sempre. Sieri che costano di più sono quelli polivalenti australiani (coprono tutte le specie australiane e anche il cobra reale), costo unitario 1140 $.

Le scadenze del siero sono relativamente lunghe minimo 2 anni fino a 7 anni per alcune case produttrici.

Gli antiveleni sono spesso conservati come liofilizzati in fiale, ma alcuni sono disponibili solo in forma liquida e devono essere conservati in frigorifero anche se non sono immediatamente resi inattivi ​​dal calore. Tutti gli antiveleni per serpenti sono somministrati per via endovenosa.

C'è qualche speranza che antiveleni futuri siano a buon mercato, che abbiano una vasta applicazione in grado di essere assunti per via orale, che siano derivati da materiali sintetici per eliminare il rischio di partecipanti umani e animali. Ma ad oggi non vi è alcun antiveleno che soddisfi tutti questi requisiti!

 

Anche se gli individui possono variare nella loro risposta fisiopatologica e sensibilità ai veleni animali, non c'è immunità naturale nell'uomo. Alcuni animali sono immuni ai veleni prodotti da alcune specie di serpenti velenosi, per la presenza di fattori antiemorragici e antineurotossici nel loro sangue.

È del tutto possibile immunizzare una persona direttamente con piccole e graduate dosi di veleno, piuttosto che un animale. Secondo la storia greca, il re Mitridate così fece al fine di proteggere se stesso dai tentativi di avvelenamento, quindi questa procedura è spesso chiamata "mithridatization". Tuttavia, a differenza di un vaccino contro la malattia che deve produrre solo immunità latente, che può essere stimolata in caso di infezione, la neutralizzazione di una dose improvvisa e grande di veleno richiede il mantenimento di un livello elevato di anticorpi circolanti (uno stato di iperimmunizzazione) mediante iniezioni di veleno ripetute (tipicamente ogni 21 giorni). Gli effetti sulla salute a lungo termine di questo processo non sono stati studiati.

Infine, la resistenza è specifica per il particolare veleno utilizzato; mantenere la resistenza ad una varietà di veleni richiede iniezioni multiple mensili di veleno. Quindi, non vi è alcuno scopo pratico o favorevole rapporto costi / benefici, tranne che per le persone che gestiscono zoo, ricercatori e artisti circensi che lavorano a stretto contatto con animali velenosi. La "mithridatization" è stata provata con successo in Australia e Brasile e l'immunità totale è stata raggiunta anche dopo più morsi di cobra estremamente velenosi e vipere.

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Serpenti NON velenosi

Rufous Beaked Snake (Rhamphiophis oxyrhynchus)
Rufous Beaked Snake (Rhamphiophis oxyrhynchus)

Rufous Beaked Snake  Lamprofidi

Il Serpente dal becco rossiccio (Rhamphiophis oxyrhynchus), Rufous beaked snake in inglese, è una specie di serpente appartenente alla famiglia dei Lamprofidi (Lamprophiidae) leggermente velenoso endemico dell'Africa orientale.
Prende il nome dal suo muso adunco, che usa per scavare tane, e per le sue scaglie bruno-rossastre. Caccia piccoli animali durante il giorno con l'aiuto del suo morso velenoso.

La famiglia dei Lamprofidi è suddivisa a sua volta in 7 sottofamiglie tra cui quella dei Psammophiinae il cui genere Rhamphiophis comprende due sottospecie:
Rhamphiophis oxyrhynchus
Rhamphiophis rostratus

Il serpente dal becco rossiccio è grande e robusto, con i maschi che raggiungono una lunghezza massima di 1,1 m (3,6 piedi) e le femmine che raggiungono 1,07 m (3,5 piedi). Ha un cranio accorciato, come tutti i serpenti dal becco, che gli conferisce una chiara distinzione tra la testa e il corpo, così come una striscia marrone scuro che gli corre lungo il lato della testa. I suoi occhi sono grandi con pupille rotonde. Il suo dorso varia dal grigio, al bruno-giallastro, al bruno-rossastro e il suo ventre è crema o bianco-giallastro.

La gamma del serpente dal becco rossastro comprende il nord del Botswana, il nord dello Zimbabwe, il Mozambico, la Tanzania, l'Uganda, il Kenya e il Sudan. Abita principalmente boscaglie subtropicali e savane semiaride.

I serpenti dal becco rossastro, animali diurni, cacciano piccoli animali compresi altri serpenti, ma rimangono nelle tane durante la parte più calda della giornata. In estate, le femmine depongono da otto a 17 uova cilindriche con dimensioni di circa 36 mm × 21 mm (1,42 × 0,83 pollici) nell'arco di diversi giorni. Uno dei componenti del veleno del serpente è una neurotossina chiamata rufoxina che provoca ipotensione e shock circolatorio nei piccoli mammiferi. Il veleno però non è pericoloso per l'uomo.

Kenyan Sand Boa (Gongylophis colubrinus)
Kenyan Sand Boa (Gongylophis colubrinus)

Kenyan Sand Boa  Boidi

Il Boa di sabbia keniota o egiziano (Gongylophis colubrinus), Kenyan or Egyptian sand boa in inglese, è una specie di serpente non velenoso appartenente alla famiglia dei Boidi (Boidae). La specie è endemica dell'Africa settentrionale e orientale.

Gli esemplari di femmine adulte di Gongylophis colubrinus sono raramente più lunghi di 91 cm (3 piedi) di lunghezza totale (compresa la coda). Il boa di sabbia keniota ha una testa piccola, occhi piccoli e una coda corta. Il modello di colore può consistere in una colorazione gialla o arancione sovrapposta a macchie marrone scuro. La pancia è bianca o color crema. 

I nomi comuni per Gongylophis colubrinus includono: Boa di sabbia dell'Africa orientale, Boa di sabbia egiziano, Boa di sabbia keniota e Boa di sabbia.

Gongylophis colubrinus si trova nel nord Africa, da Egitto ad ovest fino al Niger, tra cui la Somalia, l'Etiopia, il Sudan, il Kenya, e nel nord della Tanzania. Un singolo esemplare è stato segnalato dallo Yemen. 
Il Gongylophis colubrinus si trova nelle savane semidesertiche, nella macchia e negli affioramenti rocciosi. Predilige terreni sabbiosi e friabili.
Durante i periodi più caldi dell'anno, il Boa di sabbia keniota cerca rifugio sotto le pietre e nelle tane dei piccoli mammiferi.
Gongylophis colubrinus trascorre la maggior parte del tempo in tane poco profonde con solo la testa esposta. Si nutre di piccoli mammiferi che vengono rapidamente catturati quando passano entro un raggio d'azione e uccisi per costrizione.
Gongylophis colubrinus è ovoviviparo. In cattività, si riproduce partorendo in media 10-20 piccoli che alla nascita sono tipicamente lunghi 20-25 cm (8-10 pollici).
Un sinonimo di questa specie, Gongylophis colubrinus , è Anguis colubrina.

Spotted Bush Snake (Philothamnus semivariegatus)
Spotted Bush Snake (Philothamnus semivariegatus)

Spotted Bush Snake  Colubridi

Spotted Bush Snake (Philothamnus semivariegatus), comunemente conosciuto come serpente maculato del bush, è una specie di colubride non velenoso, endemico per l'Africa.

Il colore è verde brillante con macchie nere. La lunghezza è di 60-90 cm.

Questi serpenti maculati si trovano principalmente sugli alberi nei boschi e in aree forestali, dove cacciano lucertole e treefrogs (raganelle). Sono eccellenti arrampicatori e nuotatori, hanno una vista molto buona, e sono serpenti sempre in allerta.

Essi non sono territoriali, e percorrono grandi distanze in cerca di cibo.

I serpenti maculati del bush sono molto comuni e del tutto innocui. Sono ben mimetizzati, naturalmente molto nervosi, e così veloci tanto da sfuggire a qualsiasi minaccia potenziale. Come tali, gli avvistamenti sono rari.

Non possono essere tenuti come animali domestici o anche allevati in serpentari chiusi, e sono riluttanti a nutrirsi in cattività.

Le femmine possono deporre da 3 a 12 uova allungate ogni estate, e ogni cucciolo è di circa 25 cm di lunghezza totale (compresa la coda).

Battersby's Green Snake (Philothamnus battersbyi) o serpente verde di Battersby
Battersby's Green Snake (Philothamnus battersbyi) o serpente verde di Battersby

Battersby's Green Snake  Colubridi

Il Battersby's Green Snake (Philothamnus battersbyi) o serpente verde di Battersby è un colubride non velenoso, che si trova in Sudan, in Etiopia, in Somalia, in Uganda, in Kenya e Tanzania.

Questa specie ha una colorazione quasi sempre simile a qualche forma di verde, di solito brillante o verde smeraldo.

Quanto a lunghezza la maggior parte è nella media tra 60 e 90 cm, anche se alcuni esemplari possono raggiungere 130 cm.

 

Amano l'acqua e i luoghi umidi; sono quasi sempre trovati vicino ai laghi, stagni o fiumi. Abitano foreste aperte, savana, canneti, macchia litoranea, foreste montane e giardini. Possono essere trovati ad altitudini piuttosto elevate, fino ad almeno 2700 metri.

Trascorrono molto tempo arrampicati su arbusti, cespugli e alberi bassi, e tendono a nutrirsi di lucertole, piccole rane e gechi.

Quando vengono disturbati o minacciati, il primo istinto di questi serpenti timidi e inoffensivi è quello di fuggire, e possono farlo con grande rapidità. Tuttavia se sono trattenuti possono "bluffare" gonfiando la gola nello stesso modo come il velenoso Boomslang con cui possono essere confusi.

Questi serpenti sono estremamente nervosi, animali timidi a cui certamente non farà bene essere sottoposti a frequente stress.

Essendo diurni, questi serpenti amano crogiolarsi alla luce del sole. Senza luce, il bel colore verde può sbiadire nel tempo e perdere la lucentezza.

A volte questa specie viene attaccata dai gatti in quanto la riconoscono come innocua, ma non sopprimono il serpente, almeno volontariamente, in quanto, forse, è il loro compagno di gioco.

Green Water Snake (Philothamnus hoplogaster) o serpente verde d'acqua
Green Water Snake (Philothamnus hoplogaster) o serpente verde d'acqua

Green Water Snake  Colubridi

Il Green Water Snake (Philothamnus hoplogaster) è un colubride non velenoso, che si trova in Sud Africa, Botswana, Zimbabwe, Zambia, Mozambico, Tanzania, Kenya, Ruanda e Burundi.

Il serpente verde d'acqua può essere identificato dalle sue pupille rotonde, con una zona inferiore bianca o gialla, dalla particolarmente buona capacità di nuoto, di arrampicamento e uno stile di vita diurno. Cresce ad una lunghezza media di 60 cm ed una lunghezza massima di 1 metro. Si trova in una varietà di habitat ma è particolarmente comune nella savana umida. Mangia rane, pesci, lucertole e possibilmente cavallette.

 

Riproduzione: Oviparo, tra 3 e 8 uova in estate. Probabilità di avere una vita media di 10 anni.

Non velenoso e non è pericoloso per l'uomo.