Lo Struzzo, "Mbuni" in Swahili, Ostrich in inglese, è una specie di uccello della famiglia Struthionidae. Risulta essere il più grande tra i pennuti viventi, ed è incapace di volare.
È distribuito naturalmente in Africa in particolare nell'area sub-sahariana, Sahel, Corno d'Africa, Somalia, Kenya, Tanzania ed Africa meridionale, ed è stato introdotto in Australia dall'uomo.
Il nome scientifico dello struzzo (Struthio camelus) contiene un accostamento che era già stato fatto dagli antichi, quello fra l'uccello ed il cammello, nel quale si specchia una delle caratteristiche fondamentali della specie: anche lo struzzo, infatti, è un vero e proprio prodotto del deserto e delle steppe e possiede una struttura e delle proprietà esattamente rispondenti alle esigenze poste dall'ambiente entro il quale si trova a vivere.
Lo struzzo masai (Struthio camelus massaicus) è una sottospecie diffusa in Kenya meridionale e in Tanzania.
Lo struzzo somalo (Struthio molybdophanes) è un grande uccello originario del Corno d'Africa che vive tra la Somalia e il Kenya. È stato precedentemente considerato una sottospecie dello struzzo comune, ma è stata identificata come una specie distinta nel 2014. Differenze ecologiche e comportamentali lo hanno mantenuto geneticamente distinto dal vicino struzzo masai. Sebbene generalmente simile ad altri struzzi, la pelle del collo e delle cosce dello struzzo somalo è blu grigio (piuttosto che rosa), diventando blu brillante sul maschio durante la stagione di accoppiamento. Il collo manca di un anello bianco tipico e le piume di coda sono bianche. Le femmine sono leggermente più grandi dei maschi e più bruniti in piumaggio rispetto agli altri struzzi femminili.
Gli struzzi hanno un corpo molto robusto, il collo lungo e in gran parte nudo, la testa piccola e piatta, il becco dritto, ottuso, poco arrotondato nella parte anteriore e piatto in punta; le mascelle sono pieghevoli e si spalancano in uno squarcio che giunge fin sotto l'occhio, ed all'incirca alla metà di quella superiore si aprono le narici, divaricate e piuttosto lunghe. Gli occhi sono lunghi e lucenti, con la palpebra superiore provvista di ciglia, le orecchie sono nude, aperte, rivestite internamente di produzioni filiformi, le zampe alte e robuste, del tutto nude, a parte alcune setole che spuntano sulle cosce. I tarsi sono coperti da larghe squame e le zampe hanno due dita, l'interno fornito di un forte artiglio usato come organo offensivo nelle lotte tra maschi o come difesa nei confronti dei predatori. Il calcio di uno struzzo è estremamente potente e in grado di uccidere grossi predatori come leoni e iene, ed è in grado di sventrare un uomo in pochi secondi. Si stima che in Africa avvengano almeno tre attacchi ogni anno nei confronti di esseri umani.
Ancorché grandi, le ali sono del tutto inutili per il volo. Sono rivestite, invece che delle normali remiganti, di piume lunghe, flosce e pendenti che si ritrovano identiche nell'abbondante coda. Il resto del corpo è coperto da un piumaggio floscio ed arricciato che, nel mezzo del petto, lascia scoperta una callosità di consistenza cornea.
Di grandissima mole, lo struzzo ha un'altezza non inferiore ai due metri e mezzo, ed una lunghezza, dalla punta del becco alla fine della coda, di almeno un metro e ottanta: il suo peso raggiunge i 150 kg.
Quanto al colore, in generale esso si differenzia tra i due sessi. Il maschio ha tutte le piume del tronco di color nero-carbone, quelle della coda e dell'ala bianche, il collo rosso-vivo e le cosce carnicine; le femmine sono grigio-brune e bianco-sporche sulle ali e sulla coda e ripetono la colorazione dei compagni negli occhi bruni e nel becco giallo-corneo.
Lo struzzo è il più veloce uccello corridore: può raggiungere una velocità di 80 km/h, tuttavia in condizioni eccezionali si sono rilevati picchi di oltre 100 km/h.
Lo struzzo è fornito di soltanto 2 dita che sotto hanno cuscinetti che impediscono al pesante pennuto di affondare nella sabbia.
Durante il periodo della riproduzione i branchi di struzzi si sciolgono in famiglie composte di un maschio e di due-quattro femmine, che occupano una zona di territorio piuttosto ampia e non se ne allontanano: condizione necessaria perché esse si stabiliscano entro un'area determinata, più che l'abbondanza di cibo, che riescono sempre a rintracciare, è la vicinanza dell'acqua, elemento essenziale per la loro sussistenza. Se le variazioni climatiche non influiscono troppo sul mondo vegetale, lo struzzo non sente la necessità di compiere grossi spostamenti e si mantiene tranquillo per tutto l'anno entro gli stessi confini.
Tra i suoi sensi, il più sviluppato è certamente quello della vista; udito ed odorato sono buoni, ottusi invece il tatto ed il gusto. Qualche discussione si accese in passato tra i naturalisti a proposito delle sue facoltà intellettive, perché pareva di non poter condividere un brano della Bibbia, secondo la quale Dio tolse allo struzzo la sapienza e non gli diede nessuna intelligenza, e di dover viceversa riconoscere all'uccello un buon grado di prudenza e di circospezione. A conferma delle ipotesi riguardo a una maggiore capacità cognitiva, uno studio del 2016 condotto dalla Vanderbilt University ha dimostrato che il cervello degli uccelli ha una densità neuronale molto elevata, superiore anche a quella dei mammiferi.
Gli struzzi, se si considera la grandezza della loro mole, non si possono definire degli animali voraci, come del resto è dimostrato dal fatto che vivono in zone che non sono certo tra le più ricche di cibo. Si nutrono principalmente di sostanze vegetali, pascolando tra le erbe fresche e tenere e beccando i semi, senza però mai razzolare, e danno pure la caccia ai piccoli vertebrati. Curiosissima è, poi, la loro tendenza, sviluppata soprattutto in cattività, a beccare ed inghiottire tutto ciò che trovano, anche le cose più dure ed indigeste: un pezzo di mattone, un coccio, un sasso, un pezzo di ferro, tutto attira la loro attenzione e viene ingurgitato all'istante come se fosse un boccone prelibato. Nel ventriglio di un individuo ucciso furono trovati oggetti svariatissimi per un peso di oltre quattro chilogrammi: si trattava di sabbia, stoppa e stracci mescolati con pezzi di ferro, monete, chiavi, chiodi, bottoni ed altre delle più disparate sostanze. In cattività, poi, bisogna badare a non farli accostare alle covate e ai piccoli uccelli: può capitare che essi facciano sparire con la massima disinvoltura un'intera covata di pulcini o di anatroccoli, inghiottendoli tranquillamente.
Il periodo della riproduzione incomincia più o meno presto a seconda delle regioni, ma, comunque, sempre poco prima della primavera. Per i maschi quest'epoca si annuncia con l'accrescersi dell'eccitazione nel comportamento e con lo spuntare della tendenza a battagliare aspramente per assicurarsi il possesso di alcune femmine; il loro piumaggio appare vivacemente nero, la pelle delle cosce rossa; e dall'ugola escono suoni strani, cupi e rauchi mentre essi assumono atteggiamenti singolari, destinati a colpire l'attenzione delle compagne ed a corteggiarle. Il maschio si accoccola sui tarsi dinanzi alla femmina, muove la testa ed il collo, chiude il becco e, con movimenti quasi convulsi ma volontari di tutto il corpo, gonfia straordinariamente la gola e spinge fuori dai polmoni una gran quantità d'aria.
Molte notizie inesatte si sono conservate lungamente intorno alle abitudini dell'uccello quanto al suo processo di propagazione, probabilmente causate dalla difficoltà che si incontra nello scoprire i nidi, sempre attentamente nascosti, e nel seguire il comportamento del maschio e delle femmine. Sappiamo comunque che questi nidi consistono in una buca rotonda fatta nel terreno, larga quanto basta perché l'uccello covante possa completamente ricoprirla, e circondata da una specie di argine che viene costruito ammonticchiando con i piedi una certa quantità di terra. La femmina depone un buon numero di uova, e poiché le compagne dello stesso maschio provvedono a questa bisogna usufruendo dello stesso nido, se ne possono trovare a volte anche più di venti.
All'incubazione si dedica praticamente solo il maschio: le compagne non lo sostituiscono che eccezionalmente, e sovente le uova, soprattutto durante le ore più calde del giorno, vengono ricoperte di sabbia ed abbandonate perché il loro processo di sviluppo si compia per effetto del calore naturale. I piccini sgusciano dopo circa sei o sette settimane e, appena sono asciutti, vengono condotti fuori del nido in cerca di alimento; hanno un aspetto molto singolare, che li avvicina più a dei ricci che a degli uccelli, poiché il loro corpo è ricoperto di piume rigide, simili appunto agli aculei dei ricci, che allontanandosi dal corpo vanno divergendo in tutte le direzioni. Simpatici ed amabili, corrono con abilità fin dalla nascita, e sono in grado di cercare con successo il cibo seguendo gli insegnamenti dei genitori; dopo circa quattordici giorni hanno preso una tale confidenza con l'ambiente e sanno destreggiarsi tanto bene da potersi considerare del tutto indipendenti.
GLI AFRICANI E LA BIBBIA
«Già nell'ambiente colonialista era in voga l'abitudine di gettare in mare la Bibbia non appena attraversato il canale di Suez. Pure i missionari, affascinati dal "Continente Nero", non gettavano in mare la Bibbia, ma solo la tonaca.»
«Quando i missionari giunsero, noi africani avevamo la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare ad occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»